19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
L'aggressione a Berlusconi

Bindi: sul Premier sono stata imprudente

«il processo breve porta conseguenze generali devastanti, ma noi non saremo disponibili a nessuna legge ad personam»

ROMA - Il presidente del Pd e vicepresidente della Camera Rosy Bindi accetta l'invito alla prudenza, venuto da Massimo D'Alema dopo le sue dichiarazioni («Non faccia la vittima», disse fra l'altro dopo l'aggressione di Milano) su Silvio Berlusconi. «Accetto l'invito alla prudenza - dice in una intervista al Corriere della Sera - ma è paradossale che mi si attacchi per il titolo di un'intervista e si ignorino le innumerevoli espressioni di solidarietà e la condanna del gesto violento. Nelle mie preghiere mi ricordo di tutti, anche di Berlusconi».

Sulla riforma della giustizia e sul fatto che D'Alema sostenga che una eventuale legge ad personam per il premier limiterebbe i danni provocati invece dal processo breve la Bindi afferma che «il processo breve porta conseguenze generali devastanti, ma noi non saremo disponibili a nessuna legge ad personam, legittimo impedimento o processo breve che sia».

D'altronde la maggioranza «ha i voti per approvare le leggi che ritiene, non chieda avalli a noi». In ogni caso, continua la Bindi, «nessuno può invocare quello che è successo domenica come spartiacque che dovrebbe provocare un cambiamento della nostra linea politica, trasparente e ferma da sempre» e definisce «non accettabile» la richiesta del Pdl di rompere con l'Idv. Bindi non è d'accordo con l'analisi di D'Alema, secondo cui il premier e Antonio Di Pietro sarebbero due populismi speculari che si alimentano a vicenda. «Di un Paese nel quale si prefigurasse un bipolarismo Di Pietro-Berlusconi sarei preoccupata. Ma non è così. Io - dice la Bindi - non approvo le posizioni di Di Pietro, alle ultime elezioni non mi ci sarei neanche alleata, ma non si possono paragonare Berlusconi, che governa con il 40% dei consensi, e Di Pietro, che è un pezzo minoritario dell'opposizione anche se può apparire una forza con venature giustizialiste, aggressiva nei toni e più affezionata alla piazza che al Parlamento».