26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
La «deadline» a gennaio

Giustizia, Berlusconi pronto alla conta a Camera

Dopo il rinvio dell'udienza per il processo breve, il Premier vuole il sì al «processo breve» in due mesi

ROMA - Mentre il tribunale di Milano decideva lo spostamento dell'udienza del processo Mediaset al 18 gennaio, lui svolgeva il suo intervento di apertura al vertice mondiale della Fao. Mentre il presidente della Camera, Gianfranco Fini, tornava a ribadire il suo monito sulla necessità di «non fare riforme a piacimento della maggioranza», lui incontrava il presidente brasiliano Ignazio Lula da Silva a palazzo Chigi.

IL SILENZIO DEL PREMIER - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, continua a tacere in pubblico. Ormai sono due settimane che non parla, unica eccezione una mini conferenza stampa su temi esteri dopo l'incontro con il presidente serbo Tadic.
Quello di ieri è stato un lunedì particolarmente denso di appuntamenti istituzionali, o di «legittimi impedimenti» se la si guarda dal punto di vista dei magistrati lombardi, completata in serata dalla cena con il leader libico Gheddafi.

«GHEDINATE» - Ma al centro dei pensieri del premier ci sono sempre i suoi processi e la strada tortuosa che il ddl breve sta prendendo in Senato non lo lascia certo tranquillo. Non è suonata bene alle orecchie del premier l'intervista rilasciata alla Stampa dal vice capogruppo vicario del Pdl alla Camera, il finiano Italo Bocchino che invita a mettere un freno alle «ghedinate» e spiega che il provvedimento così com'è ora «è destinato a sbattere contro il muro della incostituzionalità». Parole che per Berlusconi discendono direttamente dal presidente della Camera che, come è noto, non ha gradito l'esclusione, fortemente voluta invece dalla Lega, del reato di clandestinità dal provvedimento.