29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Nella PDL resta alta la tensione

I «distinguo» finiani su immigrati e biotestamento

Il Premier Berlusconi evita dichiarazioni pubbliche: «Ma non mi farò logorare»

ROMA - Se la presentazione del testo sul ddl breve doveva essere il momento della verità per il patto Berlusconi-Fini sulla giustizia, la verità è che le acque nella maggioranza continuano a essere parecchio agitate. Il provvedimento è stato depositato dal gruppo del Pdl a palazzo Madama e sottoscritto pure dalla Lega. In apparenza, un segnale di compattezza: tutti d'accordo che la prescrizione scatti dopo due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero per i processi in corso in primo grado e per reati «inferiori nel massimo ai dieci anni di reclusione». Viene però escluso il reato di immigrazione clandestina, considerato di «allarme sociale». Un codicillo inserito dopo una lunga trattativa in Senato, guidata dai capigruppo Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello.

IMMIGRATI-BIOTESTAMENTO - Ed è qui che la faccenda si complica perché la Lega incassa e i finiani di stretta osservanza bocciano. Lo fa il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno e anche il deputato Fabio Granata che parla di decisione «ridicola». Il presidente della Camera ufficialmente tace: d'altra parte ieri ha detto chiaro e tondo che il patto siglato sulla giustizia con Berlusconi regge finché il testo non si tocca. E oggi, approfittando della presentazione del documentario su Giovanni Paolo II, rilancia la sua battaglia «per un'Italia sempre più multireligiosa e multiculturale». Come a dire che non rinuncia ai suoi distinguo sul tema degli immigrati. Ma non solo, visto che un gruppo di parlamentari a lui vicino si appresta a depositare un emendamento che punta a rimettere totalmente in discussione il ddl Calabrò sul testamento biologico.

CASO COSENTINO - Resta poi aperta la partita sulla candidatura di Nicola Cosentino alla presidenza della Regione Campania, che Fini considera «inopportuna» viste le inchieste che lo riguardano. Il sottosegretario all'Economia oggi ha visto Berlusconi, gli ha detto che non intende ritirarsi e il premier non lo ha invitato a un passo indietro, ma ha rinviato la decisione a un prossimo ufficio di presidenza del partito.

SALTERÀ IL COPERCHIO? - Dal canto suo, Silvio Berlusconi continua a essere di umore nerissimo. I suoi lo descrivono infastidito da tutte queste polemiche che - sostiene - stanno facendo passare in secondo piano quello che gli italiani lo hanno chiamato a fare: cioè governare. In Consiglio dei ministri non è passata inosservata la cupezza in volto e il suo quasi-silenzio. Il premier ha preso atto dell'ennesimo distinguo di Gianfranco Fini con cui - nessuno lo nega più nemmeno per salvare le apparenze - il rapporto personale è ai minimi termini. Ormai è dalla conferenza stampa che è seguita al Consiglio dei ministri della settimana scorsa che il Cavaliere si sottrae alle dichiarazioni pubbliche, con l'unica eccezione di un breve commento sull'ipotesi della nomina di D'Alema e Mr. Pesc, rilasciata a margine delle celebrazioni per i vent'anni della Caduta del Muro di Berlino. Ma molti tra i deputati ex Fi sono sicuri che il premier non si farà cucinare a fuoco lento nelle polemiche, insomma che è solo una questione di tempo prima che decida di «far saltare il coperchio».