5 maggio 2024
Aggiornato 07:00
Prestigiacomo: «Nave affondata in 1917. Costruita nel 1906, si chiamava Catania»

Grasso: «Caso relitto Cetraro è chiuso, stiva vuota»

Ma il caso inquinamento della Calabria resta aperto

ROMA - «Il caso del relitto di Cetraro è certamente chiuso». Lo ha detto il procuratore della Direzione nazionale antimafia, Piero Grasso, presentando i risultati delle indagini sull'imbarcazione scoperta nelle acque del cosentino.

E' la nave del 1906 «Catania» - L'area, ha specificato il procuratore, non è inquinata e la stiva di quello che si è scoperto essere un piroscafo affondato durante la prima guerra mondiale è vuota. Si tratta della nave passeggeri «Catania», il nome è sicuro perché è stampato chiaramente lungo lo scafo, costruito nel 1906 e affondato nel 1917. Lo ha confermato anche il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo.

L'unica vittima finora nella vicenda della nave dei veleni è la Calabria, ha detto Grasso, presentando i risultati dell'indagine sul relitto. «Da quando questa vicenda è iniziata - ha detto Grasso - c'è stata una sola vittima: la Calabria e in particolare l'area di Cetraro. I pescatori si sono fermati, gli operatori si sono preoccupati per la prossima stagione turistica e i calabresi hanno iniziato ad avere timore di mangiare i pesci pescati nel loro mare».

Oggi si danno i primi rassicuranti esiti degli accertamenti. Bisogna evitare pregiudizi e allarmismi, questi risultati vanno accettati. Bisogna recuperare il senso di fiducia nelle istituzioni. Il caso del relitto di Cetraro è certamente chiuso - ha concluso - anche se il caso dell'inquinamento dei mari della Calabria resterà aperto e impegnerà ancora le istituzioni».

Legambiente: «E’ urgente verificare subito tutte le altre situazioni a rischio» - «Il risultato dell’indagine su Cetraro – ha dichiarato Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente - non deve in alcun modo rappresentare una battuta d’arresto nella ricerca della verità sulle navi dei veleni e su tutte le vicende relative ai traffici illeciti di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi nel nostro Paese. Che l’Italia e il Mediterraneo siano stati teatro di smaltimenti illeciti, non è infatti una fantasia ambientalista ma un fatto, denunciato e provato da molteplici fonti e indagini».

Dell’affondamento di una nave dei veleni a largo delle coste di Cetraro aveva parlato un collaboratore di giustizia nel 2004. Nel 2006 la commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Paolo Russo, ribadì le stesse informazioni. «Se si fosse intervenuti con maggiore prudenza e determinazione nel verificare le fonti e nel cercare il relitto – ha continuato Venneri - avremmo probabilmente ottenuto la verità, in tempi più brevi e con minor spreco di energie».

Bisogna partire dai fatti concreti quindi, a cominciare da quel che il sottosegretario Roberto Menia sostiene nella risposta alla recente interrogazione parlamentare dell’on Realacci su questo tema, per cui «sono certe le notizie inerenti l’affondamento di una nave carica di rifiuti tossico farmaceutici ad opera della ‘ndrangheta al largo delle coste livornesi».

«Al di là della Cunsky – ha concluso Venneri - sarebbe bene continuare con impegno la ricerca della verità su questa vicenda come su quella relativa alla Rigel, sulla quale pesa una sentenza definitiva della Cassazione per affondamento doloso e carico difforme. Non possiamo abbassare la guardia. Dobbiamo invece essere consapevoli che una maggiore prudenza nella verifica delle fonti insieme ad una maggiore determinazione nella ricerca della verità ci permetterà in futuro di raggiungere risultati più utili e significativi, con minor spreco di fondi ed energie».