Consulta: il «Lodo» crea evidente disparità di trattamento
Lo scrive la Corte costituzionale in uno dei passaggi conclusivi delle motivazioni della sentenza. La Costituzione non prevede «scudo»
ROMA - La sospensione dei processi prevista dal «lodo Alfano» per le quattro più alte cariche dello Stato crea «un'evidente disparità di trattamento di fronte alla giurisdizione». Poiché «è diretta essenzialmente alla protezione delle funzioni proprie dei componenti e dei titolari di alcuni organi costituzionali» c'è «inidoneità della legge ordinaria a disciplinare la materia».
Lo scrive la Corte costituzionale in uno dei passaggi conclusivi delle motivazioni della sentenza con cui il 7 ottobre scorso ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dello «scudo».
«In particolare, la normativa censurata - argomentano i giudici della Consulta nella sentenza firmata dal relatore Franco Gallo - attribuisce ai titolari di quattro alte cariche istituzionali un eccezionale ed innovativo status protettivo, che non è desumibile dalle norme costituzionali sulle prerogative e che, pertanto, è privo di copertura costituzionale. Essa, dunque, non costituisce fonte di rango idoneo a disporre in materia».
La Corte costituzionale ha depositato stasera le motivazioni della «bocciatura» del lodo Alfano. In 58 pagine i giudici della Consulta spiegano le ragioni dell'incostituzionalità dello «scudo» per le quattro alte cariche dello Stato.
La Corte - nella sentenza n.262, relatore il giudice Franco Gallo - ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1 della legge n. 124 del 2008, perchè viola gli articoli 3 (uguaglianza dei cittadini davanti alla legge) e 138 (che disciplina la procedura di revisione costituzionale) della Carta.
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