19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
La bocciatura del lodo Alfano non destabilizzerà il Governo

Lodo Alfano. Berlusconi e Bossi: «Si va avanti». Opposizioni divise

Premier: «Consulta di sinistra». IdV: «Dimissioni». Udc-Pd: «Governi»

ROMA - Il Governo va avanti, la bocciatura del lodo Alfano non lo destabilizzerà: è Umberto Bossi a dettare la linea alla maggioranza, uscendo da palazzo Grazioli dove ha appreso insieme a Silvio Berlusconi della decisione della Corte costituzionale. «Ho parlato con Berlusconi», annuncia il leader della Lega, «neppure lui vuole le elezioni anticipate. Andiamo avanti, non ci piegano».

Passa un'ora e parla il presidente del Consiglio: «La Consulta è di sinistra», accusa, ma conferma: «Io vado avanti». Si dice sorpreso il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha firmato la legge sull'immunità per le quattro alte cariche dello Stato: un verdetto «inspiegabile».

Governo e maggioranza si stringono attorno al premier, le opposizioni si dividono. L'Italia dei Valori chiede le dimissioni di Berlusconi, Casini al contrario ricorda che il Governo «è legittimato dagli elettori». Il Pd chiede a Berlusconi di continuare «a fare il suo mestiere, sapendo che deve andare a sentenza».

A nome del Governo parla per primo Paolo Bonaiuti, portavoce del premier: «E' una sentenza politica ma il presidente Berlusconi, il Governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall'aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto». Leggermente diversa la lettura di Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl, vicino a Fini, secondo il quale «le sentenze vanno rispettate» e quella della Consulta «è una visione giuridica». Ma in ogni caso «non prevedo conseguenze politiche - commenta il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola - il governo Berlusconi ha il dovere di realizzare il programma adempiendo fino in fondo al mandato elettorale, soprattutto in questa fase delicata per l'economia». E per Andrea Ronchi, ministro per le politiche europee, «il governo ha il diritto e il dovere di governare». Da parte sua, dopo aver annunciato in mattinata di essere pronto a «trascinare il popolo» contro la decisione della Consulta, Bossi cambia apparentemente bersaglio: «Se si ferma il Governo, si ferma anche il federalismo. Figurati se può fermarsi il federalismo... Facciamo la guerra», minaccia.

Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, osserva che «in questo paese c'è una scarsa attitudine a rispettare la legge e le sentenze: la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale va rispettata» ma «non è il giudizio universale. Il Governo - aggiunge - è legittimato dagli elettori, vada avanti e pensi ai problemi degli italiani che vengono prima di quelli di Berlusconi».

Di tutt'altro avviso l'Idv che chiede con Massimo Donadi le dimissioni del premier e le elezioni anticipate. «La Consulta - afferma - ha bocciato non solo il Lodo ma una maggioranza che da 15 anni con arroganza e spregio delle istituzioni obbliga il Parlamento ad approvare leggi palesemente incostituzionali al solo scopo di garantire un'indebita impunità a Silvio Berlusconi». Prudente il Pd: se per il segretario Dario Franceschini la sentenza «ristabilisce un principio violato», quello della «uguaglianza dei cittadini davanti alla legge», il suo rivale nella corsa alla leadership nel partito, Pier Luigi Bersani, si augura che Berlusconi «si concentri sui problemi del paese».