29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Scongiurare nel nostro Paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana

Biotestamento: per Cardinale Bagnasco necessaria nuova norma «salva-Eluana»

Dopo proposta di «lodo» Sacconi. Da Tar sentenza «ambigua»

ROMA - I vescovi attendono «una legge che possa scongiurare nel nostro Paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana» e auspicano, per bocca del loro presidente, che «un provvedimento, il migliore possibile, possa essere quanto prima varato a protezione e garanzia di una categoria di soggetti tra i più deboli della nostra società».

«Garantire i soggetti deboli» - Aprendo i lavori del consiglio permanente della Cei, a Roma, il cardinale Angelo Bagnasco ha affrontato il tema del 'fine vita' affermando: «Attendiamo una legge che possa scongiurare nel nostro Paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana. Nel rispetto delle prerogative del Parlamento - ha proseguito il presidente della Cei - ci limitiamo ad auspicare che un provvedimento, il migliore possibile, possa essere quanto prima varato a protezione e garanzia di una categoria di soggetti tra i più deboli della nostra società, senza lasciarsi fuorviare da pronunciamenti discutibili. In questo senso - ha detto - il lavoro già compiuto al Senato è prezioso, perché dice la volontà di assicurare l'indispensabile nutrimento vitale a chiunque, quale che sia la condizione di consapevolezza soggettiva».

Parlamento sovrano - Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi - non citato da Bagnasco - ha di recente proposto di «estrapolare» dal testo sul testamento biologico in discussione alla Camera «la parte che ricalca sostanzialmente il disegno di legge varato all'unanimità dal Consiglio dei ministri, per dare una risposta immediata al vuoto prodottosi in seguito al provvedimento giudiziario che ha dato luogo alla morte di Eluana Englaro». Ha aggiunto, Sacconi: «In ogni caso è il Parlamento sovrano a dover valutare tale opportunità».

Tar ambiguo - Bagnasco oggi ha anche fatto un riferimento critico alla recente sentenza del Tar del Lazio su un ricorso del Movimento di difesa del cittadino contro una direttiva emessa da Sacconi sul caso Englaro: «Abbiamo dovuto purtroppo registrare in questi ultimi giorni un pronunciamento quanto meno ambiguo», ha detto.

La sentenza del TAR - L'alimentazione non può essere imposta. E' il principio sancito dal Tar del Lazio nella sentenza con cui ha accolto il ricorso presentato dal Movimento difesa del cittadino contro la direttiva con cui il ministro Sacconi, all'epoca del caso di Eluana Englaro, aveva intimato a tutte le strutture del Servizio sanitario nazionale di impedire sempre l`interruzione dell`idratazione e alimentazione forzata in pazienti in stato vegetativo permanente e, quindi, di impedirlo persino nel caso in cui la volontà degli stessi fosse ricostruita nel senso di rifiutare tale somministrazione.

«I pazienti in stato vegetativo permanente, che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure loro praticate o da praticare e non devono in ogni caso essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, possono, nel caso in cui la loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti», sostiene il Tar. E ancora: il paziente «vanta una pretesa costituzionalmente qualificata di essere curato nei termini in cui egli stesso desideri, spettando solo a lui decidere a quale terapia sottoporsi».