19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Politica. Rai

Vespa al posto di Ballarò: è subito scontro politico

Garimberti: «Si poteva evitare». L'azienda: «Nessuna censura»

ROMA - Salta la prima puntata della nuova stagione di Ballarò, la Rai sceglie di non sovrapporre la trasmissione di Giovanni Floris allo speciale di Bruno Vespa dedicato alla consegna delle prime case ai terremotati abruzzesi e immediatamente esplode un nuovo caso politico. Attaccano tutte le opposizioni e la Fnsi, che parlando di libertà di stampa compromessa, ma critica la gestione della vicenda anche il presidente della Rai Paolo Garimberti, che fa sapere di avere appreso la notizia solo nel pomeriggio, mentre tornava dal Festiva del cinema di Venezia a Milano. Nessun commento ufficiale dal dg Mauro Masi, anche se da ambienti della direzione generale Rai si assicura che non c'è alcuna «volontà di censurare Ballarò» e che la decisione è stata presa dal vicedirettore generale Antonio Marano.

I fatti, secondo ambienti della direzione generale, sono questi: RaiUno chiede lo spazio per uno speciale che racconti la consegna delle prime case ai terremotati, prevista per martedì prossimo, giorno previsto anche per il debutto della nuova stagione di Ballarò. Marano, su mandato di Masi, avrebbe quindi gestito la vicenda contattando il direttore di RaiTre Paolo Ruffini e offrendo la possibilità di spostare Ballarò a mercoledì, o a giovedì. Ipotesi alla quale Ruffini si è detto contrario. «Ma - assicurano dalla direzione generale - non c'era alcuna volontà di censurare Ballarò».

La scelta, comunque, non piace al presidente Garimberti, secondo il quale si sarebbe potuto evitare questo nuovo scontro sulla Rai. «Era un evento programmato e programmabile (la consegna delle prime case ai terremotati, ndr). Si poteva fare tutto per tempo ed evitare di mettere la Rai al centro di nuove polemiche politiche». E non piace, ovviamente, nemmeno al conduttore Floris, che parla di decisione «immotivata» e aggiunge: «Avremmo potuto trattare gli stessi temi dello speciale di Rai Uno, non vedo il motivo di sostituirci. Abbiamo un inviato in Abruzzo da due settimane, e la cerimonia del 15 settembre era un avvenimento previsto da tempo, da prima che presentassimo la trasmissione. Si tratta di un avvenimento in agenda; non di un evento, non di un imprevisto, nè di un'emergenza. So che (nel rispetto del suo ruolo) il direttore Ruffini lo ha fatto notare all'azienda, ma non è stato ascoltato».

Partono all'attacco tutte le opposizioni. Pierluigi Bersani (Pd)è laconico: «Per come si stanno mettendo le cose, meglio andare a discuterne in piazza del Popolo sabato prossimo (alla manifestazione della Fnsi, ndr)»; Paolo Gentiloni parla di «un comportamento inaccettabile anche perché preannuncia un vero e proprio tentativo di normalizzazione delle terza rete Rai»; il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi descrive l'accaduto come un «altro attacco di Berlusconi» alla libertà di stampa, e Roberto Rao dell'Udc definisce «grave» la scelta della Rai.

Dal Pdl replicano in molti, a cominciare da Giorgio Lainati, sostenendo che lo spostamento è solo un «fatto tecnico» e che il problema sono semmai quelli del «fortino di RaiTre» che attaccano perché non possono «esercitare la loro missione principale, cioè attaccare Berlusconi». Anche il ministro Gianfranco Rotondi nega che ci sia stata censura, anche se «dispiace non poter assistere al debutto stagionale di Ballarò e di Floris».

Dura la Fnsi, che parla attraverso il presidente Roberto Natale: «Il vertice Rai sembra aver smarrito il senso della dignità del servizio pubblico. Di una sola cosa bisogna ringraziare il vertice Rai: con queste ripetute azioni di censura sta facendo uno spot dietro l'altro a favore della manifestazione che la Fnsi ha convocato per sabato 19 settembre a piazza del Popolo».