3 ottobre 2025
Aggiornato 10:30
Attualmente quelli accertati sono circa 2mila

Nuova influenza, al via piano, il picco a Natale con 3 mln malati

Fazio: «Ma la maggior parte dei casi non la contrarrà in modo grave»

ROMA - Crescerà rapidamente il numero dei casi di nuova influenza in Italia. Attualmente quelli accertati sono circa 2mila, uno solo grave, ma entro fine anno diventeranno milioni. Il picco si toccherà tra il 18 dicembre e il 18 gennaio. La stima del ministero della Sanità, per quel periodo, è di un numero di nuovi contagi, ogni due settimane, compreso tra un milione e mezzo e tre milioni. Occorre tenere presente, però, che, dal momento che si tratta di una patologia influenzale nella gran parte dei casi non grave, mentre il contagio avanzerà, le persone ammalate man mano guariranno. Perciò la semplice somma dei contagi previsti fino a gennaio non rappresenta la stima del numero dei malati in quel momento.

Per correre ai ripari, il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha incontrato le Regioni e i rappresentanti dei medici pediatri, di base e dei pronto soccorso. La prima misura allo studio, ha annunciato Fazio, è quella di un «piano per la chiusura mirata delle scuole» che saranno colpite dalla pandemia. Chiuderanno il portone quegli istituti dove saranno accertati almeno tre casi di nuova influenza. Per decidere le procedure sulle verifiche e sulle eventuali chiusure è nato un gruppo di lavoro, con rappresentati del ministero delle Salute e di quello dell'Istruzione, che appronterà il piano e studierà le misure per l'isolamento, la sostituzione del personale, e il primo trattamento nelle scuole colpite. Ma è possibile anche, ha spiegato l'assessore alla Sanità del Veneto, Sandro Sandri, «un allungamento delle vacanze natalizie».

A partire da ieri, ha annunciato Fazio, l'unità di crisi si riunirà ogni settimana. Quattro i gruppi di lavoro avviati: uno sarà quello sulle scuole, un altro si occuperà dei casi più gravi, quelli che evolvono in polmonite; un terzo sarà dedicato agli antivirali; mentre il quarto sarà destinato ai rapporti tra il servizio sanitario nazionale, le Regioni e i medici di base. La prima fase della campagna di immunizzazione partirà, ha spiegato Fazio, «non appena saranno disponibili i vaccini, a metà novembre, forse prima». Le dosi saranno somministrate a chi rientra nelle categorie a rischio e a chi lavora nei servizi essenziali. Avranno la possibilità di vaccinarsi, ma non saranno obbligati. Al contrario, chi non rientra in queste categorie non potrà accedere al vaccino, «almeno nella prima fase. In un secondo momento - ha spiegato Fazio - valuteremo poi la situazione e decideremo».

Per le donne incinte, i bambini e i giovani fino ai 18 anni, i «test sono ancora limitati» e occorrerà attendere. Il ministero ha incaricato il Consiglio superiore della sanità di esprimere un parere sull'opportunità di impiegare i vaccini su queste categorie nei casi in cui presentino patologie, come obesità, o problemi cardiovascolari, che li possano far rientrare tra i soggetti a rischio. Il problema è quello di stabilire se si corre un rischio maggiore col vaccino non sufficientemente testato o senza vaccino. A proposito dei bambini sotto i due anni, invece, «non escludiamo in prospettiva - ha detto Fazio - di vaccinare anche loro. E' un problema che stiamo valutando». «Di pari passo con l'attività dell'unità di crisi sarà avviata una campagna di comunicazione per informare i cittadini», ha annunciato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, che ha partecipato alla riunione.

«La spesa per l'acquisto dei vaccini - ha detto Fazio - sarà a carico del governo». Saranno acquistate, ha precisato, 48 milioni di dosi, sufficienti a coprire la vaccinazione di 24 milioni di persone (ogni immunizzazione richiede infatti un richiamo, per cui sono necessarie due dosi), pari al 40% della popolazione. Come già annunciato nella prima fase, a partire da metà novembre, saranno sottoposti al trattamento 8 milioni e 600mila persone. Con la campagna di immunizzazione, secondo le previsioni dell'Istituto superiore di sanità, la pandemia dovrebbe essere sradicata entro fine aprile 2010.

A carico delle Regioni, invece, sarà la spesa legata alla distribuzione e somministrazione dei vaccini. Una soluzione che soddisfa le Regioni. «E' stata una riunione utile», ha detto lasciando l'incontro Enrico Rossi, assessore alla Salute della Toscana e coordinatore degli assessori regionali alla Sanità. «La spesa ricade sulle Regioni solo per la parte della distribuzione. La riunione è andata bene - ha aggiunto - anche per gli aspetti di governo della materia, il metodo - ha concluso - è quello giusto».