8 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Attualità. G8 di Genova

Per Corte Europea Carlo Giuliani ucciso per legittima difesa

Il Carabiniere ha percepito «pericolo reale e imminente per vita»

ROMA - Il carabiniere che nel luglio del 2001 ha ucciso durante il G8 di Genova Carlo Giuliani «non ha fatto un uso sproporzionato della forza» e per questo non c'è stata alcuna violazione dell'articolo 2 della convenzione europea sui diritti umani. In pratica, hanno deciso i giudici della Corte Europea dei diritti dell'uomo, il carabiniere ha sparato per legittima difesa perchè aveva «onestamente percepito un pericolo, reale e imminente, per la sua vita e per quella dei suoi colleghi».

La Corte, si legge nella sentenza resa nota oggi, dà invece ragione ai familiari di Carlo Giuliani che hanno presentato diversi ricorsi, per quanto riguarda l'inchiesta che l'Italia avrebbe dovuto svolgere su quanto possa avere pesato su quanto accaduto a Genova nel 2001 una scarsa pianificazione e gestione in materia di ordine pubblica e pubblica sicurezza. La Corte osserva che quando uno stato ospita un evento come il G8, considerato ad alto livello di rischio, è necessario prendere ogni misura di sicurezza necessaria anche per salvaguardare i diritti di chi protesta e la libertà di espressione: l'Italia nel pianificare e preparare le misure di pubblica sicurezza, avrebbe «minimizzato» i rischi. Anche se la Corte non riconosce alcun legame diretto e immediato tra i 'difetti' nella preparazione delle operazioni e la morte di Carlo Giuliani. Comunque, per questo lo Stato dovrà risarcire con 40mila euro i familiari del giovane morto a Genova.

Infine, la Corte europea, contrariamente a quanto sostenuto dai familiari di Giuliani, ritiene che il governo italiano abbia cooperato a sufficienza con la corte, consentendole di condurre un esame «appropriato» del caso e che, quindi, l'Italia non ha violato l'articolo 38 della convenzione.

Per questo i giudici hanno stabilito che lo Stato dovrà risarcire 40.000 euro ai genitori di Carlo Giuliani - Infine i giudici di Strasburgo hanno ritenuto che, a differenza di quanto sostenuto dalla famiglia Giuliani, il governo italiano abbia cooperato sufficientemente con la Corte, consentendo di condurre un appropriato esame del caso. Nessuna violazione, dunque, dell'articolo 38 della convenzione che impone agli Stati contraenti di fornire tutte le informazioni richieste dai giudici di Strasburg