Pdl respinge «sospetti», Fini: accelerazione non c'è
Quagliariello: «Non c'è mercimonio con Chiesa». Marino insiste
ROMA - Nessun «mercimonio» con la Chiesa. E, quindi, nessuna «accelerazione» dell'iter sul testamento biologico alla Camera dei deputati. La maggioranza scaccia così, seccamente, il sospetto sollevato dall'opposizione che dietro la decisione di far partire la discussione a Montecitorio prima della pausa estiva ci sia la volontà berlusconiana di blandire la Chiesa cattolica. Poco tenera, ultimamente, con il premier, che si tratti della sua vita privata o delle pubbliche politiche sull'immigrazione.
A farsi garante dell'autonomia della Camera è il presidente in persona. Gianfranco Fini, che sul biotestamento si era già smarcato da Berlusconi stigmatizzando la prospettiva di uno «stato etico», ha puntualizzato, oggi che «il testo è ancora in commissione e non è calendarizzato per l'aula». Nessuna «accelerazione», dunque. «E' tutta una boutade, una polemica sul nulla». Gli fa eco il relatore del provvedimento. «E' una legge molto delicata, ascolterò tutti», afferma Domenico di Virgilio (Pdl), «i tempi non saranno brevi». Precisa, l'esponente di maggioranza: «Non ho avuto pressione da parte di nessuno».
A denunciare chiaro e tondo un'interferenza dell'esecutivo sui lavori parlamentari sono stati i radicali. Quando va in scena uno scontro tra maggioranza e minoranza. Lo scenario è la commissione Affari sociali della Camera. Approvato a marzo al Senato, è qui che approda il progetto di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, mercoledì scorso. La commissione lo mette all'ordine del giorno a conclusione della discussione su un altro provvedimento, quello sulle cure palliative. Il Pd sostiene che non c'è fretta di approvare un testo stravolto rispetto all'originale, il presidente di commissione, Giuseppe Palumbo (Pdl), denuncia l'ostruzionismo dell'opposizione e decide di votare a oltranza, e alla fine, alle nove di sera, il relatore ha modo di introdurre i lavori sul biotestamento. La radicale Maria Antonietta Coscioni va all'attacco: «Fini e Palumbo erano d'accordo a calendarizzare il testamento biologico in autunno», afferma, e invece il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha annunciato «ad 'Avvenire'» l'avvio delle discussioni. «Il Governo - ha sostenuto la radicale - vuole dare ordini ai suoi deputati perché Berlusconi vuole ingraziarsi le gerarchie ecclesiastiche che lo stanno attaccando in questo momento».
Accuse a cui replica, oggi, Gaetano Quagliariello. Forte delle parole di Fini, il vicepresidente dei senatori Pdl contrattacca: «Solo avanzare il sospetto che dietro l'assunzione di scelte fondamentali del legislatore possano esservi dei mercimoni, è qualcosa che si commenta da sé». Nessuna «collusione», insomma. «Sono certo che il dibattito alla Camera si svolgerà con la stessa libertà che lo ha caratterizzato al Senato - aggiunge - e auspico anche che il testo possa migliorare». Sul fronte opposto, intanto, il candidato alla segreteria del Pd Ignazio Marino insiste e critica chi «tenta di tirare la tonaca di un vescovo a seconda delle circostanze». Risponde la cattolica Laura Bianconi: «Noi non tiriamo né tonache né giacchette», afferma, ma puntualizza: «Quello che proprio il senatore Marino non accetta è che sui temi etici qualcuno abbia posizioni differenti dalla sua perché crede nel valore della vita umana e nel principio che questa è sempre degna di essere vissuta». Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, in odor di candidatura alla segreteria del Pd per alcuni giorni, tiene intanto a battesimo un registro di testamenti biologici nella sua città. Nessuna accelerazione, ma sarà battaglia.