1 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Testamento biologico

Referendum contro il ddl del Governo? Inutile e tombale

E' stato così per la legge 40 sulla fecondazione assistita, perché non dovrebbe essere altrettanto sul testamento biologico?

Oramai è certo che il disegno di legge del Governo sul testamento biologico diverrà tra breve legge e la libertà di disporre di noi stessi fino alla fine sarà ingabbiata, consegnando i nostri corpi allo Stato ispirato dal Vaticano. Le diverse voci dissenzienti, non avendo al momento armi apparentemente utili per impedire questo massacro di diritto e libertà individuale, hanno minacciato che, in caso di approvazione, ricorreranno al referendum abrogativo.

Immaginiamo che, nel momento stesso in cui lo hanno minacciato, i sostenitori dello Stato invasivo abbiano gioito, perché e' sicuramente un metodo per mettere la parola fine, una pietra tombale, a qualunque speranza di cambiamento. E' stato così per la legge 40 sulla fecondazione assistita, perché non dovrebbe essere altrettanto sul testamento biologico? A suo tempo facemmo rilevare che il referendum abrogativo sulla legge 40 era inutile e pericoloso, ma la valanga dell'entusiasmo dei referendari non ci ascoltò e portò il Paese ad un bagno di voti, soldi e tempo perso perché, come già si poteva immaginare fin dall'inizio, stante l'attuale normativa sul referendum abrogativo, lo stesso sarebbe risultato nullo per la mancanza di quorum. E così e' stato. Perché non dovrebbe essere altrettanto nel caso odierno?

E' bene ricordare, e non solo per questo ipotetico referendum la cui idea e' stata oggi lanciata dal sen. Ignazio Marino, che fintanto la legge sul referendum sarà così, la vittoria degli sfascisti (quelli che puntano solo alla sfiducia negli strumenti del diritto e della democrazia) e' assicurata: fintanto che per rendere validi i referendum ci vorrà un quorum del 50% + 1 dei partecipanti rispetto agli aventi diritto, e fintanto che la pronuncia di legittimità della Corte Costituzionale sarà successiva alla raccolta delle 500.000 firme e non preventiva, l'enorme macchina organizzativa ed economica che viene messa in piedi e' solo un buco nell'acqua, perché chi non partecipa alla votazione e' di fatto al pari di chi vota NO all'abrogazione (non e' una novità la disaffezione alta degli italiani a questo tipo di partecipazione democratica).
Per questo evocare il referendum appare un alibi alle proprie incapacità e la consegna delle armi nelle mani del nemico. Si abbia il coraggio di dire che allo stato dei fatti non ci sono strumenti, che bisogna molto puntare sull'iter parlamentare, che bisogna sì chiamare il Paese a dire la propria ovunque ma non col referendum. E si abbia anche il coraggio di dire, come già fu per esempio per l'aborto quando era un reato, che se nel nostro Paese non si potrà impedire la violenza dello Stato sul proprio corpo, chi ha a cuore la libertà dell'individuo, purtroppo, anche per far rispettare la nostra Costituzione, sarà costretto a consigliare dove poter andare all'estero per non farsi martoriare.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc