«L'Iraq è stato un errore»
Pinotti: «Anche Berlusconi ammetta sue responsabilità»
«Il più grande rimpianto di tutta la mia presidenza è certamente il fallimento dell'Intelligence sul'Iraq». Il presidente uscente George W. Bush tira le somme della sua amministrazione durante un’intervista alla ABC. Un mea culpa che arriva in ritardo ma che fa luce su alcuni importanti aspetti, come le informazioni di intelligence infondate circa la caccia alle armi di distruzione di massa, di uno dei conflitti più controversi delle storia recente. «Credo di essere stato impreparato alla guerra - ha detto Bush -. Non avevo fatto campagna elettorale dicendo 'Per favore votatemi, io riuscirò a gestire un attacco'. Insomma non mi aspettavo un guerra». Bush continua ad analizzare la situazione con il 'senno del poi' e spiega: «Molta gente si è giocata la reputazione su questo dicendo che le armi di distruzione di massa erano un motivo valido per rimuovere Saddam Hussein». «Non posso disfare quello che e' stato fatto» ha aggiunto il presidente.
Dopo l’ammissione di colpa del presidente Bush, in Italia c’è chi, come il vicesegretario del Partito Democratico Dario Franceschini, si aspetta delle scuse anche da Berlusconi.«Il presidente Bush ha ammesso finalmente, con chiarezza e senza ambiguità, il tragico errore di scatenare la guerra in Iraq sul falso presupposto dell'esistenza di armi di distruzione di massa in mano a Saddam. Ci aspettiamo ora da Berlusconi, che trascinò politicamente e militarmente il nostro Paese in quel conflitto, - continua l’esponente PD - la stessa autocritica e la stessa ammissione di responsabilità nei confronti degli italiani».
Le scuse però non sono arrivate, anzi, il premier arriva a dire addirittura che il suo è stato un impegno interamente diretto a scongiurare la guerra. «Dimenticano - sottolinea il premier - che io per un mese ho lavorato con Gheddafi per scongiurare la guerra, consentendo a Saddam Hussein un esilio dorato. Vi garantisco: io ho convinto Bush su questo. Saddam Hussein ha detto di no, in definitiva a Gheddafi. Poi abbiamo capito. Perché quando si sarebbero scoperti gli eccidi che aveva fatto, nessuno avrebbe potuto garantirgli l'impunita'».
Sulla questione della guerra in Iraq, replica Franceschini dopo la risposta data dal premier ai giornalisti circa il conflitto e il coinvolgimento italiano, «a Silvio Berlusconi sarebbero bastate cinque parole: ha ragione Bush, abbiamo sbagliato».
Secondo Franceschini, Berlusconi «aggrava la rilettura di quei giorni: da un lato, come sempre, immaginandosi al centro di ogni questione planetaria; dall`altro, giustificando a posteriori la teoria della guerra come strumento di esportazione della democrazia e di abbattimento dei regimi totalitari, che sarebbe quindi stata la vera ragione del conflitto (e non il possesso di fantomatiche armi di distruzioni di massa). Berlusconi - conclude il dirigente del Pd - fa ancora in tempo ad ammettere l`errore in cui ha trascinato, da presidente del Consiglio, il proprio Paese».
L’auspicio del vicesegretario PD è lo stesso che anche Roberta Pinotti, ministro della Difesa del governo ombra del PD, aveva rivolto al presidente del Consiglio dopo la notizia arrivata da oltreoceano.«Dopo che il presidente uscente degli Stati Uniti George Bush - osserva la deputata - ha riconosciuto come uno dei suoi principali errori aver scatenato la guerra in Iraq in risposta alla presunta minaccia di armi di distruzione di massa, il premier Berlusconi, tra gli alleati più fidati dell'amministrazione americana, dovrebbe ammettere la sua grave responsabilità nell'aver promosso il documento che ha spaccato l'Europa, contribuendo a portare otto paesi europei a sostegno della politica di Bush in Iraq».
«Oggi, fortunatamente, - aggiunge ancora Pinotti - assistiamo ad una svolta nella politica estera degli Usa, nell'ottica del multilateralismo. Tra le linee guida del presidente eletto, Barack Obama, c'è la priorità di un'uscita rapida dall'Iraq a fronte di un impegno maggiore nell'opera di ricostruzione dell'Afghanistan». Per il ministro ombra «già nel 2002, un anno prima dei bombardamenti su Baghdad, l'esigenza era proprio quella di concentrarsi sull'Afghanistan e non disperdere le forze laddove non c'era nessuna prova di collegamento con il terrorismo».
G.R.
- 06/04/2018 Che pericolo c’è se Google usa l’intelligenza artificiale per scopi militari
- 27/12/2017 Gentiloni: «Manderemo i nostri soldati in Niger»
- 03/11/2016 La Marina italiana addestrerà la Guardia costiera libica
- 04/12/2015 Rifinanziate le missioni internazionali, dall'Aghanistan al Mali ecco dove e quanto