31 luglio 2025
Aggiornato 06:00
Protesta Studenti

Anche Famiglia Cristiana e i rettori contro il decreto Gelmini

Sospesa la seduta in Senato

Domani, al Senato, sarà l’ora del voto finale per il decreto Gelmini. Ma proprio mentre scriviamo la seduta al Senato sul Decreto Gelmini è stata sospesa dopo le proteste di PD e IDV sui tempi forzati della stessa. Il presidente, Renato Schifani, è irremovibile: entro oggi va concluso l'esame di tutti gli emendamenti. Il PD chiede un rinvio, e il senatore Giovanni Legnini protesta: «Non è possibile non consentire di spiegare le ragioni del voto sugli emendamenti a un decreto tanto importante, è un precedente grave».

La capogruppo, Anna Finocchiaro, attacca: «Lei sta andando avanti con le votazioni come nulla fosse, negando il diritto dell'opposizione ad argomentare il voto degli emendamenti. Voglio dirglielo in tutta franchezza: è una delusione, e parlo da capogruppo». A questo punto Schifani sospende la seduta e convoca la conferenza dei capigruppo, che decide di proseguire l'esame del decreto fino alle ore 22.

Intanto, in strada infuria la protesta. Le occupazioni si moltiplicano, gli studenti affollano i cortei e sotto le finestre di palazzo Madama aumenta il numero di chi chiede lo stop del decreto.

Gli studenti però non sono soli. Il PD chiede il ritiro del decreto e la creazione di un tavolo di discussione con il mondo dell’istruzione. Walter Veltroni, in un’intervista a Repubblica, parla infatti del decreto Gelmini come una «riformetta» che è ben lontana «da quel grande disegno di innovazione, fondata su pari opportunità e merito, di cui il sistema formativo italiano avrebbe bisogno». «Invece di minacciare la polizia - dice ancora il segretario del PD - sarebbe giusto ritirare il decreto e sedersi a discutere, con una scadenza definita, con il mondo della scuola».

Al coro che si leva dagli atenei e dalle scuole, si aggiunge anche la voce di Famiglia Cristiana.«Il bene della scuola, ma anche del Paese, - scrive il periodico dei Paolini - richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini». Studenti e professori, continua il settimanale, «hanno seri motivi per protestare» contro una legge che più che «riforma della scuola» dovrebbe chiamarsi «contenimento della spesa», approvata per giunta «a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti».

«Un Paese in crisi – scrive ancora la rivista cattolica - trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola?» Per Famiglia Cristiana, insomma, i 'seri motivi per protestare' non sono per il voto in condotta o il grembiulino, ma per i tagli indiscriminati che «colpiscono il cuore pulsante di una nazione».

Un cuore il cui battito rischia di soccombere sotto la marcia serrata che il governo ha imposto al provvedimento. Prima il passaggio «blindato» dalla fiducia alla Camera. Poi l’azzeramento del dibattito al Senato, dove domani potrebbe ricevere l’ultimo ok. Nessuna modifica al testo originale, nessuna apertura all’opposizione. Nemmeno un orecchio teso alle richieste che, con forza e determinazione, salgono dagli studenti.

Il risultato è che molti atenei rimangono occupati o in mobilitazione. Ad Ancona oggi si prevedono nuove azioni dimostrative in segno di protesta. A Cagliari l`Udu e altre associazioni studentesche proseguono l`autogesione della facoltà di Lettere. A Brindisi, polo dell`Ateneo di Lecce, un corteo di auto partirà dalla Cittadella e arriverà in piazza Santa Teresa dove si terrà un sit-in di protesta di universitari e studenti delle scuole medie superiori. A Cosenza ci sarà un`Assemblea d`Ateneo del 'Comitato Unical', mentre a Perugia l`Udu Perugia oggi ha organizzato un corteo itinerante che finirà con un`assemblea d`Ateneo. Assemblea d'ateneo anche a Potenza e a Pavia, dove si terrà anche una 'Serata contro la 133'. A Torino i giovani di Azione universitaria annunciano di aver occupato il rettorato dell'università e si preparano contestazioni al ministro Mariastella Gelmini, attesa oggi in città.

A Roma una manifestazione di studenti delle scuole superiori della capitale è partita poco dopo le ore 10 da piazza della Repubblica per raggiungere, dopo essere passata dalla Città universitaria, il Senato. Il corteo, come nei giorni scorsi, ha raggiunto piazza Navona e per poi protestare contro il governo sotto le finestre di palazzo Madama, dove erano già presenti gruppi di studenti.

Nella Capitale proseguono poi le occupazioni di istituti e assemblee negli atenei, mentre la facoltà di Studi orientali della Sapienza terrà oggi alcune lezioni all'aperto in Piazza Farnese. Verso le 13.30 è partito dalla Sapienza il corteo diretto al Senato, dove si terrà un presidio di protesta cui parteciperanno anche i Cobas. Attiva anche l’Università di Roma Tor Vergata che a partire da ieri ha organizzato cortei e assemblee a Lettere, Ingegneria e Medicina.

Accanto agli studenti ci sono anche alcuni rettori che hanno annunciano addirittura le dimissioni. Lo ha fatto Il rettore Francesco Profumo che ha messo sul tavolo della discussione e delle proteste che agitano le università italiane tutto il peso e il prestigio di uno dei più accreditati atenei d`Europa, il Politecnico di Torino: «Se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili a aprendo la via a una seria riforma delle università – si legge nell’intervista rilasciata a La Stampa - non potrò che dimettermi, insieme agli altri rettori italiani. Ne abbiamo parlato, siamo tutti d`accordo».

Anche Enrico Decleva, «magnifico» della Statale di Milano e presidente della Conferenza dei rettori, conferma: «Non potremo fare altro. La Finanziaria infligge alle università un colpo mortale».

Davanti a una protesta così vasta, a un gruppo di rettori dell'università che intendono dimettersi, ai ragazzi che protestano da giorni in piazza, un governo intelligente ritirerebbe il decreto. La pensa così il vicepresidente dei senatori PD, Luigi Zanda, che aggiunge: «il brutto di questo provvedimento è che non è una riforma. E' un taglio alla scuola e un taglio di risorse per l'università. Noi vogliamo collaborare a una riforma seria della scuola e dell'università. Ma una riforma - conclude Zanda - non si può fare a colpi di decreti legge».

La discussione auspicata non sembra però interessare il governo che ignora le proposte del PD, la protesta dei rettori e le richieste degli studenti. Sei mesi fa la maggioranza appena eletta aveva promesso che avrebbe governato in nome di tutti i cittadini italiani. Ma i fatti, ancora una volta, la smentiscono.