29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Scuola

«Le Regioni non cederanno alla Gelmini sul commissariamento»

Cersosimo: «L’idea di commissariare le Regioni, se non applicheranno alla lettera le decisioni del Governo, è una scelta incostituzionale e pericolossissima»

«Nessuna riforma può essere attuata con la forza e contro gli interessi del territorio, tanto meno quella sull’organizzazione scolastica, con tagli ed accorpamenti drastici di istituti ed alunni. L’idea di commissariare le Regioni, se non applicheranno alla lettera le decisioni del Governo, è una scelta incostituzionale e pericolossissima. La Calabria l’ha sostenuto nell’ufficio di presidenza della Conferenza delle Regioni, l’organismo di vertice di cui fa parte, riuscendo a porre questa pregiudiziale nel confronto con il ministro Gelmini. Le Regioni non cederanno su questo principio».

Il vicepresidente della Calabria, Domenico Cersosimo, con questo commento ha fatto il bilancio della rottura avvenuta durante la Conferenza Unificata a Roma, dove le Regioni hanno abbandonato la seduta per protesta contro le decisioni del Governo per la scuola.
«Se oggi iniziamo coi commissari per la scuola, imposti senza nessuna intesa con le Regioni, domani dove arriveremo? Ai commissari per i trasporti, per gli acquedotti, per lo spettacolo, per il turismo e via dicendo? Con questa decisione – ha sottolineato Cersosimo - il Governo ha gettato alle ortiche anche la positiva esperienza avviata in passato e di comune accordo sulla sanità, dove i commissari servono per fare i piani di rientro dal deficit. La Costituzione, all’articolo 120, prevede il commissariamento delle Regioni solo per fatti gravissimi».

«Riemerge il segno intrinsecamente autoritario delle relazioni istituzionali di questo Governo – ha detto Cersosimo -, che illegittimamente si vuole appropriare della competenza regionale sull’organizzazione scolastica. In un’Italia disuguale, geograficamente e socialmente, per la scuola è irrazionale ed improduttivo porre dall’alto un criterio assoluto, con il tetto dei 50 alunni per la chiusura ed i 500 per l’accorpamento, per ridurre un servizio primario per i cittadini. I ministri Gelmini e Tremonti rappresentano il ‘Giano bifronte’ della politica: da una parte ipercentralisti e dall’altra iperfederalisti, riducendo i costi per lo Stato ed incrementando quelli degli Enti locali per trasporti e riorganizzazione dei plessi. Ambedue logiche estremiste e sbagliate».

Eppure l’intero sistema degli Enti territoriali ha dichiarato la propria disponibilità a cambiare lo status quo della scuola, condividendo l’idea di razionalizzare e riorganizzare. «Ma questa, come prevede la legge, deve essere una prerogativa delle Regioni ed Amministrazioni locali, che conoscono i problemi veri del territorio. Dalla proposta del Governo, inserita di corsa e surrettiziamente in un decreto sulla sanità, esce una standardizzazione rozza dell’Italia, perché la Calabria non è uguale all’Emilia Romagna e questa non è uguale alla Lombardia. Perciò, oltre che incostituzionale, è sbagliata la scelta del parametro unico nazionale, che non porterà al risultato di dare efficacia ed efficienza alla scuola, ma produrrà solo tagli per un diritto essenziale. Alla scuola servono altri provvedimenti, in linea con il bisogno di conoscenza che richiede una società moderna, sempre più integrata a livello europeo».