29 marzo 2024
Aggiornato 14:00
Regione ed Enti locali dell'Emilia-Romagna in difesa della scuola pubblica

Regione ed Enti locali scrivono al Ministro Gelmini

Con un documento unitario gli assessori criticano i provvedimenti del Governo e chiedono al Ministro Gelmini di aprire la discussione e il confronto

Regione ed Enti locali uniti nel dare l’allarme in difesa della scuola pubblica. Gli assessori alla Scuola provinciali e dei comuni capoluogo che hanno partecipato questa mattina all’incontro convocato dall’assessore regionale alla Scuola, Paola Manzini, si sono trovati d’accordo nel manifestare forte dissenso sui recenti provvedimenti emanati dal Governo e preoccupazione per le ricadute sul sistema scolastico dell’Emilia-Romagna.
Con un documento unitario, proposto dall’assessore Manzini, gli assessori presenti hanno chiesto al Ministro Gelmini di rivedere le sue decisioni nell’iter di conversione in legge del decreto e di aprire la discussione e il confronto con le Regioni e gli enti locali.

«Gli assessori presenti – si legge nel documento - esprimono una critica unanime sia nel merito che nel metodo ai tagli nel settore scuola e al decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 agosto 2008 che prevede la reintroduzione dell’insegnante unico nella scuola primaria e la riduzione del tempo scuola a 24 ore, e auspicano che il Governo e il Parlamento tengano conto, nel corso dell’iter di conversione in legge del decreto, delle numerose critiche emerse in occasione delle audizioni della commissione Cultura alla Camera nella giornata del 16 settembre 2008 e della protesta crescente nel Paese».

«Critiche rivolte in particolare – continua il documento - al metodo con cui sono stati emanati tali provvedimenti, ossia lo strumento del decreto legge, che non ha consentito un approfondito confronto per rispondere alle vere esigenze educative degli studenti e del sistema scuola. A suo tempo, il superamento della figura del maestro unico venne accompagnato da un approfondito dibattito pubblico che coinvolse famiglie, mondo della scuola, pedagogisti, mentre oggi si procede con grande disinvoltura con un decreto, non fondato su analisi pedagogiche, ma dettato esclusivamente da ragioni economiche, che metterà fine all’esperienza del modulo e comprometterà il tempo pieno e il tempo prolungato».

«Modelli didattico-organizzativi – prosegue il testo - che hanno elevato i livelli di apprendimento dei bambini, ridotto le disuguaglianze sociali e consentito di accrescere il tasso di occupazione femminile. La fine del modulo in particolare avrà conseguenze gravi sulla qualità della scuola primaria. Inoltre, suscita allarme la prevedibile chiusura di plessi nei piccoli centri e nei comuni di montagna causata dai tagli, che metterà in difficoltà le famiglie e gli enti locali chiamati ad organizzare e sostenere le spese dei servizi scolastici».

«I provvedimenti del Governo - i tagli sulla scuola, la compressione del tempo scuola a 24 ore, la fine del modulo e la riduzione del tempo pieno - metteranno seriamente a rischio la qualità del sistema scolastico regionale – conclude il documento - Qualità testimoniata anche dalle indagini internazionali e raggiunta grazie all’impegno e all’attenzione costanti profusi dagli enti locali, da sempre in prima linea nel sostenere politiche di qualificazione scolastica e dei relativi servizi».