Ministro Gelmini, bocciato!
Dalla Festa una chiara bocciatura all'attività del governo e del ministro Gelmini dopo le ultime scellerate riforme al mondo della scuola e dell'istruzione
È una voce unica quella che parte dal teatro Lorense della Festa democratica. È una chiara bocciatura all'attività del governo e del ministro Gelmini dopo le ultime scellerate riforme al mondo della scuola e dell'istruzione. Di questo e delle proposte di miglioramento, ne hanno discusso in sessione plenaria Mariapia Garavaglia, Pina Picierno, Maria Coscia, Giampaolo D’Andrea e Luciano Modica nel dibattito «Salva la Scuola, salva l’Università, salva la Ricerca».
La Garavaglia, ministro ombra per le politiche sul sapere, ha dichiarato di trovarsi ad una bella festa, l'opposto di quello che succede nel mondo della scuola. «Mi sento imbarazzata a parlare di scuola, di un tema così importante e vedere il livello così basso raggiunto dall'Italia, dove non c'è nessun investimento sul futuro».
Si vive nella mortificazione di essere accusati di non fare una forte opposizione agli scempi di questo governo. Non è vero, la grave pecca del PD è quella di non aver mobilitato a sufficienza il suo popolo. «Questa assemblea deve rappresentare lo start-up della proposta. Siamo contro la cultura del berlusconismo che mistifica i problemi veri. Hanno voluto dare una parvenza nobile alla scuola, nascondendo le bugie dei contenuti. Il ministro Gelmini parla di scuola solo come superficie e a colpi di decreto e fiducia impedisce il dibattito con la forza dei numeri della maggioranza. È così che Berlusconi rispetta il Parlamento e lo spirito democratico».
La Gelmini parla di tagli, non di cultura. Per la Garavaglia, il Partito Democratico deve trovare la forza di sbugiardare le menzogne del governo ed uscire dal black out che lo circonda. «La scuola elementare italiana è la sesto posto in Europa e all'ottavo nel mondo. C'è quindi bisogno del maestro unico? Il taglio orizzontale voluto da Tremonti rovinerà anche le eccellenze. Perdere i ragazzi sarà la sconfitta di tutti senza distinzione. Il nostro compito sarà quello di evitare che l'abbandono e la dispersione diventino la regola. Chi non si interessa di scuola non si interessa di sé.
Luciano Modica, responsabile Università del PD, ha ricordato come a partire dall'Assemblea nazionale sul Sapere e la Ricerca (3/2/2004) cominciava la riscossa dal torpore indotto dal governo Berlusconi e in particolare dal ministro Moratti. «Il nostro messaggio veniva recepito dal mondo universitario che ci poneva fiducia. Quella fiducia che era poi alla base della nostra vittoria elettorale poco dopo. Nel lungo e scioccamente bistrattato programma elettorale, nelle tre pagine dedicate all'Università si ponevano le fondamenta di un'idea veramente riformatrice del mondo universitario».
Purtroppo una volta al governo il centrosinistra perdeva subito il feeling con la vita quotidiana all'interno degli atenei. «Il mio non è un attacco al ministro Mussi che ammiro e stimo ma, purtroppo, abbiamo dato l'impressione di non saper rispondere alle domande e alle aspettative del mondo universitario. Adesso dobbiamo ripartire e capire come riconquistare la fiducia perduta. E per fare questo non basta solo stigmatizzare l'attività della Gelmini ma dobbiamo proporre una visione riformatrice del sapere».
«Alleggeriamo le regole e lasciamo maggiore autonomia al sistema. Gli ultimi 20 anni hanno assistito alla sfiducia del mondo universitario nella confronti della politica. L'ultimo ministro all'altezza di rispondere alle aspettative create è stato Ruberti che proponeva l'autonomia di gestione universitaria. Non torniamo indietro ad un sistema centralista dove è il ministero a determinare tutto. La fiducia sarà reciproca se si lascerà all'università la possibilità di trovare il suo equilibrio.
È un problema di scelta e quando torneremo al governo dovremmo avere questa priorità politica».
Per Maria Coscia, responsabile Scuola del PD, siamo di fronte ad un quadro politico, sociale ed economico che rende difficile il confronto vero e il dialogo sulla scuola. Il governo va avanti a colpi di decreti legge approvati con fiducia e i media affrontano la questione della riforma proposta dalla Gelmini dando molto credito al ministro. «Si pensa che si possano risolvere tutti i problemi semplicemente tornando indietro nel tempo. Il passato ma non rappresenta la soluzione del problema. Le situazioni e la società cambiano velocemente e non si può ridurre tutto allo studio di una pluralità generica senza entrare nel dettaglio. E ad ogni ragionamento di merito si risponde con i tagli che porteranno alla chiusura tra le 1000 e le 4000 scuole, ledendo il diritto all'istruzione».
«Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le forze che hanno a cuore i problemi del sapere e lavorare per una comunicazione corretta che non sia fatta di soli spot o slogan» dichiara con forza la Coscia.
«Spendiamo meglio le risorse che ci sono che, comparate ai dati internazionali, sono nella media europea e non si proceda solo tagliando. Si rinnovi l'alleanza all'interno delle scuole tra le famiglie e gli insegnanti e si elimini il frazionamento voluto dal governo»
Anche per Gianpaolo D'Andrea, responsabile Ricerca del PD, valgono le considerazioni di Modica. Università e ricerca vanno a braccetto e volendo usare un termine caro alla Commissione Europea, hanno una cooperazione rafforzata. «Le decisioni prese ad agosto non sono quasi mai trasparenti. Troppo urgenza immotivata. Globalmente il messaggio che passa dal ministero è la filosofia tra l'aziendalismo e passatisti. Il settore è in salita, e mettere la retromarcia rischia di portare la macchina nello strapiombo. La ricerca deve guardare al futuro non al trapassato».
D'Andrea ricorda che la riforma degli enti di ricerca voluta dal governo Prodi con un provvedimento valido è stata messa in sordina. Si mette a repentaglio l'autonomia della ricerca e non si capiscono i tentennamenti e le promesse manageriali del ministro Gelmini.
Fin dal 1999 i governi del centrosinistra hanno fatto sforzi eccezionali nel settore. Riforme tecnicamente perfette ma non portate a termine per le cadute dei governi stessi. Si puntava sull'autonomia e sulla libertà della ricerca, sull'integrazione virtuosa tra capitali privati e pubblici, sulle regole certe per le Governance e soprattutto sul principio della continuità che è l'unico che permette la crescita senza interruzione e che dà linfa vitale per il futuro del paese.
«Sarà difficile trovare un punto di mediazione con questo governo ma è anche il nostro compito per l'interesse generale. Sia il PD un punto di riferimento per la comunità scientifica e di ricerca e il portavoce di proposte coerenti e determinate».
Per Pina Picierno, ministro ombra per le Politiche giovanili, la società della conoscenza non è un slogan ma un obiettivo preciso a cui dedicare tempo e impegno. «Dalla formazione e dalla conoscenza dipende il futuro del paese e la capacità di risalita a livelli competitivi con il resto del mondo. Oggi si tende a minimizzare e giustificare i tagli e gli sfregi che l'attuale governo sta facendo. Come si fa a pensare, ad esempio, che un solo maestro possa, per cinque anni e con la sua conoscenza generica, sapere dare le risposte alle curiosità dei bambini? Così si rinuncia alla funzione educativa che la scuola dovrebbe avere».
Bisogna incentivare l'impegno civico e la responsabilità dei ragazzi e questo non si ottiene attraverso le bocciature scolastiche. «Si torna indietro fino agli anni 20 e non si toccano i veri problemi come il diritto allo studio e le discriminazioni che le residenze geografiche possono creare. Non si pone nessun accento sull'orientamento e sulla valutazione della qualità della vita degli studenti. Sono allibita rispetto al metodo, Si va avanti a colpi di decreto e normativa di emergenza e si rinuncia al contributo che il confronto parlamentare può dare». I punti di forza dell'istruzione sono e dovranno essere il merito e le pari opportunità: elementi che non si possono separare e che il PD dovrà garantire con impegno e decisione.
A.Dra
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