19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
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Industria 4.0, le Smart Factory varranno 500 miliardi di dollari

A fronte di guadagni economici piuttosto modesti, le fabbriche intelligenti potrebbero contribuire per 1.500 miliardi di dollari all'economia globale. Nei prossimi anni si potrebbe registrare un aumento dell'efficenza produttiva del manifatturiero del 27%

MILANO - Se un tempo si parlava di Smart City, oggi si parla di Smart Factory, la grande rivoluzione industriale in atto, quella che sarà resa possibile dall’implementazione all’interno del processo produttivo industriale delle tecnologie, della robotica e dell’Internet of Things, capace di connettere tutti i macchinari alla rete, nello stesso momento, qui ed ora. E’ l’Industria 4.0 che nei prossimi cinque anni si stima possa portare a un valore aggiunto pari a 500 miliardi di dollari, con un aumento del 27% dell’efficenza produttiva. Il tutto da qui ai prossimi 5 anni. Un’ondata tecnologica e digitale senza precedenti, stimata dallo studio condotto da Capgemini.

Cos’è una Smart Factory
Spesso definita elemento fondante della "Digital Industrial Revolution", la fabbrica intelligente impiega tecnologie digitali tra cui Internet of Things, Big Data Analytics, Intelligenza Artificiale e Robotica Avanzata al fine di potenziare produttività, qualità e flessibilità. Le caratteristiche delle fabbriche intelligenti includono robot collaborativi e lavoratori che utilizzano elementi di realtà aumentata e macchine in grado di segnalare la necessità di un intervento di manutenzione. Entro la fine del 2022, i produttori prevedono che il 21% dei loro stabilimenti saranno trasformati in fabbriche intelligenti. Settori come l'aerospaziale e la difesa, la manifattura industriale e l’automotive - dove i lavoratori già interagiscono con le macchine intelligenti - guideranno questa transizione.

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La digitalizzazione delle fabbriche è una necessità
Grazie ai miglioramenti in produttività, efficienza e flessibilità, le fabbriche intelligenti beneficeranno di riduzioni significative dei costi operativi. Ad esempio, il rapporto stima che il produttore automobilistico medio potrebbe registrare un aumento del margine operativo fino al 36% grazie all’efficientamento della logistica e dei costi dei materiali, a una maggiore funzionalità delle attrezzature e una migliore qualità nella produzione. Di conseguenza, la maggior parte delle realtà industriali ha già intrapreso la digitalizzazione dei propri stabilimenti per rimanere competitiva; solo il 16% degli intervistati afferma di non aver intrapreso iniziative in tal senso, o di non avere piani imminenti per attuarle. I primi ad averle adottate - incluse le fabbriche negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale - stanno trainando il gruppo; la metà degli intervistati di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito ha già implementato fabbriche intelligenti, contro il 28% degli intervistati in India e il 25% in Cina. Esiste anche un divario tra settori: il 67% della produzione industriale e il 62% delle organizzazioni aerospaziali e di difesa hanno intrapreso il percorso verso le smart factories. Tuttavia, poco più di un terzo (37%) delle aziende farmaceutiche e delle imprese operanti nel mondo life science sfrutta la tecnologia digitale, aprendo così il loro business al cambiamento dirompente della industry.

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Cambia l’economia e le competenze richieste
A fronte di guadagni economici piuttosto modesti, le fabbriche intelligenti potrebbero contribuire per 1.500 miliardi di dollari all'economia globale. E sono sempre di più coloro che intendono investire in queste nuove tecnologie. Oltre la metà dei manager di aziende manifatturiere con fatturato oltre il milione di dollari, ha investito più di 100 milioni di dollari in smart factories negli ultimi cinque anni e il 20% ha dichiarato di aver investito più di 500 milioni di dollari. Tuttavia, secondo l'analisi del Digital Transformation Institute di Capgemini, solo un piccolo numero di aziende (6%) sono in una fase avanzata di digitalizzazione della produzione. Il passaggio alle fabbriche intelligenti trasformerà il mercato del lavoro globale e, mentre i cambiamenti precedenti nell’automazione hanno ridotto i posti di lavoro scarsamente qualificati, le organizzazioni hanno riconosciuto l’importanza delle competenze e stanno ora agendo di conseguenza.