28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
innovazione

Digitale: le aziende italiane pensano che sia indispensabile, ma non ci investono

Per il 95% delle aziende l’innovazione è ormai indispensabile ma il 69% ci investe meno dell’1%

Digitale: le aziende italiane pensano che sia indipensabile, ma non ci investono
Digitale: le aziende italiane pensano che sia indipensabile, ma non ci investono Foto: Shutterstock

MILANO - «Si fa così da anni è la confessione che il sistema non funziona», diceva il buon vecchio D.W. Edwards. E non aveva tutti i torti, di fatto. Innovare serve a mantenere il terreno delle imprese fertile, trascinandole verso una rivoluzione digitale che sta dilaniando a macchia d’olio nell’intero globo. L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha analizzato l’attitudine delle aziende italiane nei confronti della digital innovation, individuando come minimo comune denominatore la necessità di apportare, in prima battuta, un processo di innovazione culturale che impone necessariamente il modo di fare business.

I timori aumentano il commitment verso l’innovazione
Il 95% delle aziende analizzate ritiene l’innovazione digitale un fattore rilevante. Nella maggioranza dei casi, il 40% delle aziende intervistate, l’innovazione digitale rappresenta un driver per migliorare efficacia ed efficienza dei processi; ben il 37% dei casi la considera un fattore imprescindibile per lo sviluppo futuro del business; il 18% pensa che sia importante per non perdere competitività. Solamente il 5% del campione ritiene l’innovazione digitale non prioritaria.

L’innovazione è futuro per le grandi aziende
La percezione del ruolo dell’innovazione cambia in base alla dimensione aziendale. Per le imprese con oltre 250 dipendenti sale dal 37% al 51% la quota di chi la ritiene un fattore imprescindibile per il futuro, solo il 2% non ne vede la rilevanza. Tra le medie il driver più forte è l’opportunità di migliorare i processi aziendali. Emblematico, infine, il fatto che per le imprese tra 50 e 100 dipendenti raddoppia la percentuale di chi è mosso dalla concorrenza e dal timore di perdere quote di mercato: le imprese più piccole sembrerebbero più mosse dal timore della digital disruption che dall’opportunità della digital transformation.

Tanta consapevolezza, pochi investimenti
Investimenti a ritmo ridotto. Meno di un’azienda su quattro investe più dell’1% del fatturato in ICT, solo il 3% investe oltre il 5%, mentre il 69% investe meno dell’1% dei ricavi complessivi in ICT e addirittura il 7% delle imprese non ha effettuato nell’ultimo anno alcun investimento in tecnologie digitali. La media complessiva è pari all’1,1%. La proporzione tra budget investito in ICT e fatturato cresce con l’aumentare della dimensione aziendale: considerando solo le aziende con più di 250 dipendenti, la media degli investimenti ICT sui ricavi è del 2,3%.

Mancano le strutture organizzative
Un fattore critico di successo nei progetti di innovazione digitale è la definizione di accurati modelli di governance. Dalla ricerca emerge che, non sempre, l’attenzione al digitale si è già tradotta nella creazione di ruoli e strutture organizzative dedicate alla gestione delle strategie di digital transformation. Solo nel 14% dei casi è stata creata un’unità responsabile dei progetti di innovazione. In più, in molte realtà non vi è una chiara strutturazione dei ruoli e delle attività: nel 18% delle aziende analizzate la gestione non è strutturata e occasionale e nel 4% le diverse unità organizzative si muovono con autonomia, senza un presidio centralizzato.

Gestione del rischio e sicurezza
E’ assai elevata la consapevolezza dichiarata verso i temi della sicurezza informatica: ben il 67% delle aziende intervistate ha introdotto sistemi di information security. Circa 8 aziende su 10 hanno inoltre sviluppato policy e procedure per proteggere la rete aziendale e le relative risorse da accessi non autorizzati, furti, modifiche o interruzioni di servizio, oltre a sistemi volti a garantire la protezione e la gestione dei dati nell’intero ciclo di vita. Ancora poco diffusi, invece, i sistemi di sicurezza legati ai nuovi trend tecnologici: mobile, cloud e big data. Tra i timori percepiti dalle imprese la perdita di dati sensibili è al primo posto (3/4 delle aziende), al secondo i possibili attacchi informatici (72%) infine i danni reputazionali (61%). Ancora poco frequente però la copertura assicurativa di questi rischi: 4 aziende su 5 non possiedono coperture dal rischio cyber. Il 36% del campione non considera rilevante il problema, il 22% ritiene il settore cyber insurance ancora immaturo, mentre un altro 22% sta valutando delle coperture per il prossimo futuro. Solo un’azienda su 5 ha adottato delle coperture, ma sono per la stragrande maggioranza polizze generiche che coprono indirettamente anche i rischi informatici. A dimostrazione che l’approccio alla gestione della sicurezza informatica sia ancora tattico e non strategico oltre 4 aziende su 10 non conoscono le implicazioni del nuovo regolamento europeo in tema di privacy (GDPR) e, tra queste, oltre la metà afferma di non conoscerlo affatto. Ma, soprattutto, 3 aziende su 4 non hanno ancora istituito alcun ruolo specifico dedicato alla gestione della sicurezza informatica.