19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
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Smart Working, cresce del 40%: è un uomo maturo del Nord

In Italia si stimano circa 250mila lavoratori agili, praticamente raddoppiati nell'arco dell'ultimo anno. Lo smart worker è un uomo del Nord di 40 anni, una figura già mature a livello professionale, con uno stadio di carriera già avanzato.

Smart Working, cresce del 40%: è un uomo maturo del Nord
Smart Working, cresce del 40%: è un uomo maturo del Nord Foto: Shutterstock

MILANO - Chiedi a un uomo in giacca e cravatta dove lavora e, molto probabilmente, ti risponderà: «A casa». E’ l’era dello smart working, cresciuto prepotentemente negli ultimi anni non solo nel mondo, ma anche in Italia, registrando un più 40% in soli tre anni. A rilevarlo l’ultimo report realizzato dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

Raddoppia il fenomeno dello smartworking
Nell’arco dell’ultimo anno il fenomeno dello smart working è quasi raddoppiato: se l’anno scorso le grandi organizzazioni (più di 250 addetti) con progetti strutturati in ambito smart working erano il 17%, quest’anno sono il 30%. Cresce il numero delle persone coinvolte: rispetto a un’analoga stima fatta nel 2013 gli smart worker (lavoratori dipendenti che godono di una rilevante discrezionalità nella definizione delle proprie modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati) presenti nelle organizzazioni con più di 10 addetti sono aumentati del 40%, passando dal 5% al 7%; con una stima approssimativa di circa 250.000 lavoratori agili.

Uno startupper su 4 lavora da casa »

«Lo Smart working è un fenomeno sempre più vivo, e in Italia il fermento è anche più forte che in altri paesi, frutto di una presa di coscienza del divario esistente tra la flessibilità che viviamo con i nuovi strumenti nella nostra vita di cittadini e la rigidità di una organizzazione lavoro che è rimasta ancorata a stereotipi e pregiudizi di un’era tecnologica ormai superata - ha detto Mariano Corso, Responsabile Scientifico, Osservatorio Smart Working -. Il vero centro del cambiamento è la volontà di rimettere intelligenza e pensiero critico nel mondo del lavoro, oggi vittima di una sorta di ‘stupidità collettiva’, riconoscendo che dare alle persone la possibilità di pensare non è solo possibile e giusto, ma anche conveniente per tutti, aziende e lavoratori».

Un uomo del Nord di 40 anni
Lo smart working è sicuramente un fenomeno strettamente legato anche alle nuove modalità di fare impresa e all’esplosione delle startup. I trend, infatti, seguono parallelamente quelli emersi durante l’ultimo rapporto del Mise in relazione alle startup innovative iscritte al registro delle imprese. Il profilo dello smart worker è rappresentato da un uomo tendenzialmente del Nord e con un’età di 40 anni. Secondo i dati Doxa il fenomeno sarebbe più associato agli uomini che per il 52% risiedono nel Nord Italia. Curioso il dato dell’età: gli smart worker, infatti, non sono necessariamente figure giovani appena entrate nel mondo del lavoro, ma per la maggior parte dei casi di figure già mature a livello professionale, con uno stadio di carriera già avanzato.

Tecnologie abilitanti
Testimonia che la volontà di cambiamento in atto è concreta e che c’è consapevolezza rispetto alle complessità del percorso, il fatto che tra le realtà che non hanno ancora iniziative ma le introdurranno in futuro, la quasi totalità sta conducendo un’analisi difattibilità definendo il modello da introdurre, il target di popolazione a cui rivolgere l’iniziativa e la dotazione tecnologica necessaria. Un’attenzione particolare è riservata proprio a quest’ultimo aspetto, anche per valutare gli investimenti necessari: nel 73% dei casi gli strumenti in uso non sono infatti sufficienti a supportare le dinamiche dello smart working, il che testimonia peraltro il valore del fenomeno come leva di digitalizzazione delle imprese.