28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
Gamma Forum

Pavone (Digital Magics): «Il mio sogno è aprire un incubatore femminile»

Layla Pavone è amministratore delegato di Digital Magics. Una carriera davvero importante la sua, pioniera delle startup: «Se sei disposto a metterti in gioco c’è sempre tanto da imparare dalle startup e dal mondo del digitale».

Questo è il quinto appuntamento settimanale dove noi di Diario Innovazione e l'associazione GammaDonna sviscereremo nel profondo il tema dell'open innovation e la capacità delle aziende di aprirsi ai nuovi processi culturali e produttivi.

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MILANO - «Il mio sogno è aprire un incubatore tutto al femminile, perché credo che le donne abbiano molto da dare al mondo dell’open innovation e dell’innovazione in generale». A parlare e Layla Pavone, amministratore delegato di Digital Magics per l’industry Innovation e una delle partecipanti alla giuria dell’ottavo Forum Nazionale per l’imprenditoria Giovanile e Femminile. Un curriculum di tutto rispetto, il suo, che ogni donna che ama il proprio lavoro vorrebbe avere. Una vita vissuta nel mondo del digitale sin dai suoi albori, quando di Internet non si sapeva ancora nulla. Una pioniera dell’innovazione.

L’inizio nell’editoria
«Ho sempre voluto fare la giornalista - ci racconta Layla - ed era paradossale che mi piacessero più le parole alle immagini, avendo un padre fotografo. Eppure l’affacciarmi al mondo dei media, di fatto, ha cambiato completamente il mio percorso». Dopo aver lavorato per alcune testate, la carriera di Layla prende il volo nella nella direzione marketing di SPI Società per la Pubblicità in Italia del Gruppo Publicitas. Siamo agli albori della comunicazione tecnologica, quando iniziavano a comparire le prime logiche rudimentali di messaggistica. «Parlavamo con la Silicon Valley ed è stato in quel momento che ho capito che la tecnologia avrebbe avuto un ruolo sempre più importante nelle nostre vite - dice Layla -. Ed è così che ho cominciato a fare startup».

Pioniera delle startup
Dal 1993 al 1994 Layla lavora in Polonia alla startup della concessionaria di pubblicità del quotidiano Zycie Warszawy e al lancio della syndication televisiva Polonia 1, di proprietà dell’editore italiano Nicola Grauso. Nel 1995 contribuisce alla startup di Video Online, il primo ISP in Italia, concentrandosi «pioneristicamente» nell’area del marketing e dell’advertising online. Nel 1997 entra in Publikompass, creando la prima concessionaria di pubblicità rappresentando un network di 35 siti (fra cui Virgilio, ItaliaOnline, Finanzaworld, Internet Bookshop, La Stampa, ecc…). Arriva poi il ruolo di Managing Director di Isobar Italia, la presidenza a IAB Italia, la fondazione di IAB Forum, che oggi è l’evento più importante nel mondo dell’advertising online. E poi Digital Magics.

Approccio pragmatico
«Se sei disposto a metterti in gioco c’è sempre tanto da imparare dalle startup e dal mondo del digitale - afferma Layla - . Con Digital Magics, nella nostra attività di open innovation, cerchiamo proprio di fare questo, di spiegare l’innovazione alle aziende in modo semplice, con un approccio pragmatico, portando degli esempi concreti dei risultati ottenuti da chi ha fatto innovazione. E di ciò che è successo, invece, a chi non si è evoluto e che, molto spesso, ha dovuto chiudere la propria attività». Ma Layla è anche e soprattutto una donna, senza essere una femminista, e questo ci tiene a ricordarlo. «Di fatto la rete è donna - ci dice -. Sin dalla preistoria siamo noi donne che abbiamo fatto rete ed è sorprendente scoprire come, in realtà, abbiamo un ruolo fondamentale nell’innovazione. Ragioniamo in modo diverso dagli uomini ed è importante che, per la risoluzione dei problemi, ci sia anche un approccio femminile, semplicemente perché siamo capaci di guardare le cose da un’altra prospettiva».

Innovazione non è codice binario
Per questo il sogno di Layla è quello di aprire un incubatore tutto al femminile, per dimostrare che la tecnologia, non è codice binario, ma innovazione culturale. Per far capire che non bisogna necessariamente essere un ingegnere per cambiare il modo, per evolverlo e fare digitalizzazione: «La tecnologia non deve far paura e l’open innovation può aiutarci a recuperare quel gap che abbiamo rispetto agli altri Paesi».