24 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Regno Unito fuori dall'UE

Vince il Brexit, cosa succede alle startup

Al referendum vince il Brexit: il regno Unito uscirà dall'Europa. Questo cosa significa per il settore tecnologico, innovativo e per le startup?

LONDRA - Non sono bastate la lettera scritta da oltre 200 startup a favore della permanenza del Regno Unito, come neppure la proposta fatta dagli unicorni alla Commissione Europea di un «mercato unico delle startup» per evitare il Brexit: il Regno Unito è, ufficialmente, fuori dall’UE; oltre Manica, al referendum, gli inglesi hanno votato per il sì.

Brexit, cosa succede all’Europa
A livello economico, secondo il racing statunitense Standard & Poor’s che ha calcolato l’indice di esposizione all’uscita di Londra basato su fattori come esportazione di beni e servizi, flussi di immigrazione, crediti del settore finanziario e investimenti stranieri, i Paesi che risentiranno maggiormente della Brexit saranno l’Irlanda, Malta, Lussemburgo, Cipro e, soprattutto, la Spagna. Italia e Austria sono, invece, i Paesi che dovrebbero risentire meno dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. E a livello tecnologico? Quale sarà l’impatto generato da questo esito che, di fatto, in sole 24 ore ha cambiato e cambierà molti assetti economici?

Perché il Brexit è un danno per le startup
Non è un segreto che le startup fossero per restare nell’UE. Londra è considerata la capitale tech d’Europa con aziende tecnologiche che portano nelle tasche britanniche oltre 230 miliardi di euro. E poi è la principale porta delle startup per volare in Silicon Valley. Secondo un sondaggio di Tech London Advocates, l’87% degli appartenenti al settore avrebbe voluto rimanere in Europa, il 74% crede che la Brexit renderà più difficile per le imprese tecnologiche di Londra attrarre investimenti e, il 70%, che l’uscita dell’Ue danneggerà la reputazione di Londra come polo tecnologico e leader mondiale del settore. Di fatto, il Brexit, toglie attrattività al Regno Unito. E per tutta una serie di motivi. L’uscita dall’UE incentiverà le startup a scegliere altri lidi dove far fiorire la propria impresa e in questo caso sono altamente favorite Berlino e Dublino. Stessa sorte anche per le grandi Corporate europee, tradizionalmente ubicate a Londra, che potrebbero trasferirsi nella capitale tedesca, già ora sede legale di molte Corporate grazie alla politica fiscale più favorevole rispetto a quella degli altri Paesi Ue. Non va meglio per il settore della ricerca: il Brexit impedirà la potenziale circolazione di cervelli provenienti da altri paesi all’interno del territorio britannico. Oltre alla difficoltà di reperire talenti (per le strade britanniche oggi si parlano 200 lingue diverse) c’è anche tutta la questione dei regolamenti. Attualmente, tutte le startup inglesi stanno seguendo gli standard europei, soprattutto quelli inerenti i Dati, cruciali per qualsiasi nuova attività e tutte le loro attività sono standardizzate in base al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati. Normativa europea anche per ciò che attiene alla proprietà intellettuale. Cosa significa? Che i diritti dovranno essere nuovamente registrati presso il Regno Unito con un costo iniziale che potrà essere sostenuto dalle grandi realtà imprenditoriali, ma che per le piccole startup potrebbe rivelarsi un vero problema.

Cosa sta facendo l’UE per le startup
Che poi l’UE per l’Europa e le startup sta facendo molto. Dalla direttiva Barnier che liberalizza la raccolta dei diritti d’autore e permette ad autori ed editori di scegliere a quale società di intermediazione affidarsi per la gestione dei propri diritti d’autore. All mercato unico digitale relativo all’e-commerce, un pacchetto che punta ad agevolare lo shopping online all’interno dell’Unione, abbattendo il geoblocking (blocco geografico ingiustificato) e concedendo quindi libertà di shopping online senza limitazioni di residenza o carte di pagamento. Ci sono poi le linee guida sulla sharing economy emanate all’inizio di giugno e che proibiscono Uber e Airbnb solo «come misura estrema» e, di fatto, le salvano. Insomma, anche se non accadrà domani e il processo di trasformazione sarà piuttosto lungo, il Brexit sta seminando il panico tra gli startupper e gli imprenditori. Che poi c’è anche un’altra cosa, un po’ più emotiva ed emozionale, ma che - nel mondo startup - conta davvero tanto: il fattore sogno. Lo startupper è, prima di tutto, un sognatore. E Londra, con le sue possibilità, la sua multiculturalità, rappresenta quell’Eden verso il quale dirigersi per cercare di avverare i propri sogni. E il Brexit va decisamente contro tutto questo.