19 aprile 2024
Aggiornato 12:30
competenze digitali

Come farsi notare dalle aziende con gli Open Badge

Gli Open Badges sono il nuovo strumento digitale per mappare, acquisire e valorizzare le competenze. Dagli Scout che li appendono sulle divise sono arrivati agli utenti digitali, che li usano per creare il proprio e-portfolio con cui mostrare alle imprese le proprie capacità

Come farsi notare dalle aziende con gli Open Badge
Come farsi notare dalle aziende con gli Open Badge Foto: Shutterstock

MILANO - Fino ad oggi, in Italia, il primo pensiero che comunemente tutti associano alla parola «badge» è l’amato/odiato cartellino con cui si timbra l’ingresso e l’uscita dall’ufficio. Ma da domani potrebbe cambiare tutto. E il badge potrebbe trasformarsi dallo strumento con cui si entra in ufficio a quello con cui si cambia il proprio lavoro in ufficio. E nelle aule universitarie. E nella vita. Perchè i badge sono uno strumento per la formazione, la crescita professionale, l’apprendimento continuo.

Cosa sono gli Open Badge
Negli Stati Uniti la parola «badge» risuona immediatamente con «Boyscout»: i lupetti a stelle e strisce che completano i compiti previsti dal percorso di approfondimento di una certa materia e lo dimostrano ad un adulto preposto, ottengono un badge e possono mostrarlo sulla divisa da scout - quello che in Italia sono le «specialità» degli scout. Perché un badge è proprio questo: come riporta il sito BadgeAlliance, un badge è un simbolo o indicatore di un obiettivo raggiunto, un'abilità, qualità o interesse. Un Badge digitale svolge lo stesso ruolo, ma digitalmente: come gli adesivi di Foursquare - assegnati a chi fa più check-in in una certa tipologia di luoghi - che tracciano obiettivi raggiunti e li mostrano alla comunità di interesse. E’ facile capire allora perché il Badge diventa particolarmente utile in contesti di apprendimento, dove riesce a guidare, dimostrare e motivare le attività del learner. Un badge digitale a prima vista è un'immagine che rappresenta una competenza e l'istituzione che si occupa di verificarla. Ma i Badge rilasciati da Bestr non sono semplici immagini, come non sono semplici badge: sono Open Badges. All'immagine - che è la parte sempre visibile del badge - sono associati metadati contenenti la descrizione della competenza, il modo per verificarla, l'indicazione di chi la verificherà o l'ha verificata, e l'identità di chi l'ha conquistata. Gli Open Badges sono il nuovo strumento digitale per mappare, acquisire e valorizzare le competenze.

Come si usano gli Open Badge
Dentro una piattaforma che gestisce gli Open Badges - ad esempio il Mozilla Backpack o l'applicazione Bestr - si possono vedere i badge con tutta la ricchezza dei metadati che li accompagnano, raccoglierli in collezioni, stabilire quali collezioni rendere pubbliche ed eventualmente condividerle on-line. In altri ambienti web - quali Wordpress, Linkedin, etc - i Badge possono essere mostrati a rappresentare obiettivi raggiunti e competenze. Particolarmente interessante è l'uso dei Badge all'interno dell'e-portfolio, un curriculum vitae digitale in grado di mostrare il percorso professionale del learner, tramite link, testi video e altri elementi multimediali. L’e-portfolio include chiaramente i titoli di studio ufficiali ma la sua forza è quella di poter rappresentare anche singole competenze, abilità e obiettivi acquisiti in maniera informale e non formale. Esistono già molti progetti che integrano gli Open Badges come strumento didattico, di verifica e di dimostrazione di competenze. Ad esempio le piattaforme di e-portfolio Mahara (open source) e Pathbrite (ampiamente diffuso in scuole e università statunitensi), o i progetti didattici per stimolare lo sviluppo delle competenze nei ragazzi più giovani come DIY.org e BuzzMath. O ancora interi sistemi di e-learning e corsi online, come Codeschool. E infine quello di Mozilla Foundation che con 10 Million better futures, vuole far leva sui badge per mettere in connessione learners e aziende. Questi sono solo alcuni esempi di un mondo ricco e in continua crescita.

In Italia
Questo nuovo strumento digitale è ancora decisamente sconosciuto in Italia. La prima città ad avviare la sperimentazione è stata Milano con il progetto «Milano City of Learning». Il progetto prevede la certificazione digitale delle competenze attraverso gli Open Badges e la piattaforma Bestr. La sperimentazione, promossa dall’Assessorato alle Politiche per il lavoro in collaborazione con Cineca, è già stata avviata lo scorso anno sui corsi di lingue del Comune di Milano e si è allargata ad altri enti che a Milano svolgono attività formative per sviluppare competenze nuove, informali o non ancora accreditate. «Milano è la prima città italiana ad avviare la sperimentazione dello standard Open Badges - ha dichiarato l’assessore alle Politiche per il lavoro Cristina Tajani - e a conclusione della prima fase di testing possiamo dirci soddisfatti. I numeri sono incoraggianti: sono stati rilasciati circa 1200 badges che certificano le competenze formali e informali dei soggetti che hanno preso parte a questo esperimento. Un buon risultato che rende raggiungibile il doppio obiettivo dell’Amministrazione comunale: riconoscere il valore di alcune competenze che non hanno un riconoscimento formale e offrire ai cittadini l’occasione di sviluppare nuove competenze». L’apprendimento di un software per la modellazione 3D, la partecipazione ad un percorso di incubazione d’impresa, la partecipazione alle attività dei makers, la frequentazione con profitto di un corso sulla fabbricazione digitale o sugli strumenti di comunicazione web sono solo alcune tra le maggiori competenze attestate nel contesto della sperimentazione.