19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
come le star up innovative

Start up culturali, in arrivo una nuova normativa

Alla Camera è in discussione una normativa per applicare lo stesso regime delle start up innovative anche alle start up culturali che abbiano come obiettivo la valorizzazione del patrimonio culturale italiano

Start up culturali
Start up culturali Foto: Shutterstock

ROMA- Siamo un museo a cielo aperto e la nostra storia si fonda sull’arte e sulla cultura sin dalla notte dei tempi. Posso dirci che siamo solo il Paese della pizza e del mandolino, ma abbiamo fatto della creatività e della cultura una delle nostre principali caratteristiche. Sarà forse per questo che il Governo sta puntando sulle start up culturali, tanto che la VII Commissione cultura della Camera sta mettendo a punto un sistema che favorisca proprio l’imprenditoria di questo tipo. Come? Estendendo il regime fiscale previsto per le start up innovative anche a quelle culturali.

Cos’è una start up creativa
Si definiscono start up culturali quelle start up innovative che hanno come oggetto sociale esclusivo la promozione dell’offerta culturale italiana, attraverso lo sviluppo, la valorizzazione, la produzione o la distribuzione di prodotti o di servizi innovativi ad alto valore tecnologico, anche mediante l’uso di nuove tecnologie e lo sviluppo di software originali. In particolare ci si riferisce a opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, teatro, cinematografia. E, non ultimo, il patrimonio culturale italiano costituito quindi dai beni culturali e paesaggistici.

Le agevolazioni per le startup culturali
Il sistema previsto dal Governo stabilisce anche una serie di agevolazioni sulla base di alcuni requisiti che la start up deve avere. In particolare deve essere costituita almeno in misura pari all’80% da persone fisiche che non abbiano compiuto il 35esimo anno di età dalla costituzione della società. Questa deve essere esente dal registro delle imprese, diritti erariali e tasse di concessione governativa. E’ previsto un credito d’imposta per le startup culturali che, entro un anno dalla data di costituzione, si dotano delle tecnologie e degli strumenti digitali necessari a fornire i servizi indicati. Esso è pari al 65% dei costi sostenuti, innalzato al 75% se la start up ha sede in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia e Basilicata. Il credito d’imposta è applicabile a decorrere dal 1° gennaio 2016 per la durata di due anni.

Non solo incentivi
Il documento in discussione alla Camera si parla altresì della creazione di un «portale per la raccolta di capitali per la valorizzazione e la tutela dei beni culturali». In poche parola un sito online che facilita la raccolta del capitale di rischio delle start up e le donazioni da parte di enti pubblici che gestiscono beni culturali. Ora si aspetta la campagna informativa da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che partirà il primo giugno di quest’anno.