19 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Per gli editori deve tirare fuori i dati sulla pubblicità

La Fieg dichiara guerra a Google

Oggi davanti al Tar un altro appuntamento della disputa tra Google e l'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni. L'ente chiede che il colosso dell’informatica americano sia obbligato a rendere pubblici i dati sul fatturato pubblicitario nel nostro Paese.

ROMA - «Rendere esplicito quello che finora risulta oscuro, superando il paradosso della Rete tra trasparenza dichiarata e opacità praticata da Google». È la ragione dell'intervento, che Fieg depositerà oggi, nel giudizio dinanzi al TAR del Lazio, che vede contrapposta Google all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sull'obbligo di rendere pubblici i dati del fatturato pubblicitario realizzato in Italia.

LA PUBBLICITÀ SUL WEB - La Fieg, nel suo atto di intervento, sostiene la piena legittimità dell'azione dell'Agcom volta a rilevare la consistenza dell'intero mercato nazionale della pubblicità sul web, mercato di cui Google detiene una parte dominante. A giudizio degli editori italiani appare assurda la pretesa di Google di non essere inclusa tra i soggetti obbligati a comunicare i propri ricavi pubblicitari all'autorità di settore, sottraendosi così al complesso delle regole poste dal legislatore nazionale e comunitario a tutela della concorrenza e a presidio del pluralismo informativo.Un soggetto che detiene in Europa oltre il 90% del mercato del search e che in Italia raccoglie - secondo stime - oltre un miliardo di ricavi pubblicitari non può comportarsi come se non esistesse.

LE COLPE DI GOOGLE - La decisione dell'intervento degli Editori nel giudizio pendente davanti al TAR tra Google e l'Autorità per le garanzie nella comunicazione arriva in seguito ad un botta e risposta del presidente della Federazione italiana Editori Giornali, Maurizio Costa, e il motore di ricerca più famoso sull'esigenza di retribuire gli editori italiani per l’utilizzo delle informazioni da loro prodotte. Durante la diatriba si era inserita con forza la presa di posizione del direttore generale della Fieg, Fabrizio Carotti, che, senza peli sulla lingua, aveva affermato che «Google opera di fatto in un Paese che è un paradiso fiscale».