3 maggio 2024
Aggiornato 10:00
Seguirà le orme di Facebook

Google «si vende» i commenti dei suoi utenti e «scansa» il fisco

Le nuove regole saranno applicate dal prossimo 11 novembre. In questo modo Google potrà vendere il sostegno dei suoi utenti nei confronti di prodotti o eventi al suo network di oltre due milioni di siti che fanno promozioni, con un bacino di visitatori di circa un miliardo di persone

NEW YORK - Dopo Facebook anche Google vuole vendere i commenti dei suoi utenti agli inserzionisti per aiutarli ad aumentare l'interesse attorno ai prodotti da loro pubblicizzati. Il colosso di Mountain View, California, proprio oggi ha aggiornato i termini di utilizzo dei suoi servizi che ora permettono al gruppo di usare le informazioni degli iscritti - compresi il nome, le foto e i commenti - all'interno di pubblicità su Internet.

Le nuove regole saranno applicate dal prossimo 11 novembre. In questo modo Google potrà vendere il sostegno dei suoi utenti nei confronti di prodotti o eventi al suo network di oltre due milioni di siti che fanno promozioni, con un bacino di visitatori di circa un miliardo di persone. I dati saranno presi dai commenti pubblicati su Google Plus, il social network del gruppo, su YouTube e su qualsiasi altro servizio offerto dal colosso.
A differenza di Facebook, che nei mesi scorsi aveva ricevuto diverse critiche da parte dei suoi iscritti, che avevano anche citato in giudizio il social network - Google permetterà di scegliere se cedere le proprie informazioni per fini pubblicitari o meno. In più non userà i dati dei minori di 18 anni

Così Google scansa il fisco - Il colosso Usa Google, nel 2012 ha incanalato verso le Bermuda 8,8 miliardi di euro per i pagamenti sulle sue royalty, oltre un quarto di più che nel 2011. Lo rivela il Financial Times, spiegando come in questo modo, attraverso una tattica chiamata «sandwich olandese», Google risparmia miliardi di dollari di tasse. I dati provengono dalla controllata olandese di Google. In pratica, il gruppo prima sposta alle controllate irlandesi e olandesi gli incassi dei Paesi non statunitensi e poi invia, dall'Irlanda e dall'Olanda, alla sua controllata alle Bermude, i pagamenti sulle royalty miliardarie sui servizi e sui brevetti.