13 luglio 2025
Aggiornato 10:00
Geologia

Egitto, cratere meteoritico scoperto da una spedizione italiana

L'intuizione venuta dal Web si è poi rilevata corretta con un'esplorazione direttamente sul luogo. Perfettamente conservato, missione in collaborazione con egiziani

ROMA - Il cratere si chiama Kamil: l'impatto si suppone sia avvenuto durante gli ultimi 5000 anni. E' stato scoperto nella parte sud occidentale del territorio desertico dell'Egitto ed è perfettamente conservato in tutte le sue strutture primarie: si tratta un esempio di studio unico nel suo genere. Le dimensioni rilevate sono pari a circa 45 m di diametro e 16 m di profondità ed è riempito di sabbia, trasportata dal vento, per circa 6 metri di spessore. L'unicità di Kamil sta nel fatto che sempi di questo tipo straordinario di conservazione erano stati osservati fino adesso solo su pianeti senza atmosfera o coperti di ghiaccio del sistema solare.

Il cratere è stato identificato per la prima volta nel 2008 dal Vincenzo De Michele, ex curatore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, nel corso di un sorvolo virtuale dell'area effettuato su Google Earth. Nel febbraio 2009 una prima spedizione esplorativa condotta da Mario Di Martino, dell'istituto nazionale di astrofisica, ha confermato di essere in presenza di un caso unico di studio sui crateri meteoritici di dimensione medio-piccola. Infine, nel febbraio 2010, nell'ambito degli accordi di collaborazione Eisy 2009 (Egyptian-Italian Year of Science and Technology), una spedizione ufficiale congiunta italo-egiziana è partita allo scopo di studiare le caratteristiche uniche di quest'oggetto.

Di questa spedizione hanno fatto parte parte i geologi Stefano Urbini e Iacopo Nicolosi dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che hanno effettuato l'esplorazione geofisica del sito effettuando un modello digitale del terreno (DTM) tramite rilievo differenziale Gps, un rilievo tramite Ground Penetrating Radar (Gpr) per rilevare la reale morfologia del fondo del cratere e del terreno circostante la zona d'impatto e un rilevo magnetico allo scopo di rilevare l'eventuale presenza di un corpo principale del meteorite sepolto al di sotto dell'area del cratere.