26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Intervista all'ex vicedirettore di Famiglia Cristiana Fulvio Scaglione

«La lotta all'Isis va male perché vogliono farla andare male»

Abbiamo parlato di terrorismo, sicurezza e lotta all'Isis con Fulvio Scaglione, giornalista esperto di Medio Oriente. Ecco cosa ci ha raccontato

ROMA - L'attentato che ha colpito, pochi giorni fa, un mercatino natalizio di Berlino ha fatto ripiombare l'Europa nel timore di nuove stragi. Negli ultimi due anni, una scia di sangue e terrore ha macchiato il Vecchio Continente, che si è scoperto non più esente dalla violenza jihadista, e soprattutto straordinariamente vulnerabile, nonostante sistemi di sicurezza e intelligence che dovrebbero essere all'avanguardia. E invece, delle falle dei servizi e dell'antiterrorismo si è parlato più e più volte, quando lo shock e la commozione per le vittime lasciava il posto all'analisi e alla razionalizzazione. A 15 anni da quando George W. Bush annunciò la «guerra al terrorismo», la jihad continua a imperversare nelle terre mediorientale e a terrorizzare l'Occidente, e l'orrore terroristico è più vivo che mai. Ne abbiamo parlato con Fulvio Scaglione, esperto dell'argomento e già vicedirettore di Famiglia Cristiana.

La strage di Berlino ha riportato in Europa la paura di attentati terroristici. E' proprio vero, non siamo più al sicuro? E quanto è alto, a suo avviso, il rischio per l'Italia?
Io credo che per l'Italia il rischio sia basso, perché è un Paese di transito, e quindi non è interesse dei terroristi alzare il livello di tensione e di allerta nel Paese che usano per transitare. Quanto al rischio Europa, chiunque di noi faccia una passeggiata in una qualunque delle città europee - Milano, Roma, Londra, Amburgo - noterà che in qualunque luogo di aggregazione è relativamente facile fare un attentato. Se il pericolo del terrorismo islamico fosse davvero così incombente e pressante, noi dovremmo avere un attentato al giorno. Questo non succede grazie al lavoro delle forze di polizia e intelligence, ma anche perché il terrorismo islamico non ha la forza sufficiente per mettere sotto scacco la nostra società. Dopodiché quello che è successo a Berlino, a Nizza e altrove è agghiacciante e ci intimorisce tutti.

A che punto è la lotta all'Isis in Medio Oriente? Com'è andato questo 2016 e come sarà il 2017?
La lotta all'Isis, da quando è nato, va male. L'Isis è chiaramente un prodotto artificiale, non esiste nella storia che un movimento di volontari o di terroristi dall'oggi al domani riesca ad occupare un terzo dell'Iraq e più di un terzo della Siria, con dovizia di mezzi, armi, un'organizzazione militare compiuta, strategie e quant'altro. E se l'Isis è stato creato da qualcuno, ciò ha fatto sì che la lotta all'Isis andasse male: è sul terreno da due anni e mezzo e più, e ancora non siamo riusciti a schiacciarlo. Se consideriamo che in due settimane è stata cancellata dalla faccia della terra la Federazione Jugoslava, in ancor meno tempo è stato eliminato Saddam Hussein, dobbiamo pensare che nella lotta all'Isis ci sia qualcosa che non va. Dopo due anni e mezzo di bombardamenti in Iraq, l'Isis è ancora lì e occupa Mosul e altre zone, continua a fare stragi di civili, e nessuno riesce a sloggiarlo. La lotta all'Isis va male perché non si vuole farla andare bene, non si vuole intervenire con decisione, come i cristiani del Medio Oriente chiedono, con una seria campagna militare con stivali sul terreno.

Con Trump potrebbe cambiare qualcosa?
Siamo nel campo dell'ipotetico, ma potrebbe. Una cosa che potrebbe cambiare è, ad esempio, se l'America con Trump avesse una politica più saggia e realistica e, se vogliamo, più cinica nei confronti della Russia. L'alleanza tra russi e americani avrebbe potuto stroncare l'Isis in poco tempo, ma non si è voluto farla e si è lasciato spazio libero a questo movimento terroristico, che è l'ispiratore degli attentati in giro per il mondo. Il giorno in cui l'Isis venisse stroncato e soprattutto fossero intimiditi i suoi sponsor, allora verrebbe inflitto un durissimo colpo, forse decisivo, al terrorismo internazionale.