29 marzo 2024
Aggiornato 13:30
Il Presidente uscente non demorde

Usa-Russia, Obama verso nuove sanzioni per gli attacchi hacker

Ha ormai un piede fuori dalla Casa Bianca, ma Barack Obama, quando si tratta di Russia, non demorde. E sarebbe pronto a colpire Mosca con nuove sanzioni a seguito dei presunti attacchi hacker

NEW YORK - Mancano poco più di due settimane a quando Barack Obama lascerà la Casa Bianca al suo successore Donald Trump, ma il Presidente uscente non sembra disposto ad arretrare, specialmente quando si tratta di Russia. Secondo un'indiscrezione rimbalzata sui media americani, infatti, Obama si preparerebbe ad annunciare una serie di misure volte a punire la Russia, accusata di essersi introdotta nelle reti informatiche del partito democratico durante la campagna elettorale che lo scorso 8 novembre ha portato alla vittoria scioccante del repubblicano Donald Trump. Tra le misure prese in considerazione, nuove sanzioni e la censura diplomatica, ma anche cyber-attività.

L'aveva promesso
Su quest'ultimo punto, il Commander in chief non aveva lasciato dubbi quando il 16 dicembre scorso tenne la sua ultima conferenza dell'anno prima di ritirarsi alle Hawaii per il Natale; in quell'occasione aveva mandato a Mosca un messaggio chiaro: «La smetta [di interferire con i suoi haker] perché anche noi possiamo fare cose a voi». Ma anche in precedenza Obama e il suo vice Joe Biden avevano ventilato risposte proporzionate ai presunti cyber-attacchi di Mosca.

Emergenza nazionale
Già ieri, il Washington Post aveva spiegato che le sanzioni verrebbero imposte nell'ambito di un ordine esecutivo firmato da Obama nell'aprile del 2015 e che creava il primo programma di sanzioni pensate per individui stranieri colpevoli di attività di cyberspionaggio e cyber-attacchi a danno dell'infrastruttura, delle aziende o dei cittatini americani, attività allora definite una «emergenza nazionale».

Sistema elettorale una infrastruttura cruciale
Oltre un anno dopo e con i giorni da Presidente ormai contati, Obama potrebbe dichiarare anche il sistema elettorale e non solo quello elettrico, per esempio, come una «infrastruttura cruciale» degli Stati Uniti. Così facendo riuscirebbe a punire i presunti hacker russi che non si sono fatti intimorire da quelle sanzioni e sono riusciti a infilarsi nei sistemi informatici del Democratic National Committee, l'organo che governa il partito democratico, le cui email controverse sono state pubblicate da WikiLeaks prima della convention dello scorso luglio. Il Cremlino ha sempre negato ogni coinvolgimento.