19 marzo 2024
Aggiornato 07:00
L'epopea degli hacker continua

Usa-Russia, Obama promette a Putin: «Reagiremo agli attacchi hacker»

Ha un piede fuori dalla Casa Bianca, ma il presidente Obama non rinuncia a mandare un messaggio chiaro (e minaccioso) al suo omologo russo Vladimir Putin

WASHINGTON - Barack Obama è ormai prossimo a riempire gli scatoloni e lasciare la Casa Bianca, ma non rinuncia, negli ultimi scampoli della sua presidenza, a mandare un messaggio chiaro alla Russia di Vladimir Putin. Letteralmente bombardata, negli ultimi tempi, di accuse - provenienti anche dall'intelligence americana - di aver influenzato le elezioni americane per favorire la vittoria di Donald Trump.

Il messaggio di Obama a Putin
Il messaggio è icastico: gli Stati Uniti reagiranno agli atti di pirateria informatica della Russia durante le elezioni presidenziali. Obama lo ha affermato nella nottata di giovedì ai microfoni della radio americana Npr. «E' chiaro che se un governo straniero, qualunque esso sia, cerca di intaccare l'integrità delle nostre elezioni, allora noi dobbiamo agire», ha sottolineato Obama, «E noi lo faremo, quando e dove decideremo».

Kerry contro Trump 
A supporto del Presidente è giunto anche il suo braccio destro, il segretario di Stato John Kerry, che non accetta la posizione di Donald Trump che si rifiuta di accettare che la Russia sia responsabile dell'hackeraggio a danno del partito democratico. Secondo il segretario di Stato, così come per l'amministrazione Obama, ci sono prove forti che il governo di Mosca stesse cercando di compromettere le elezioni Usa. Kerry non ha voluto rispondere a domande su indiscrezioni secondo cui il presidente russo Vladimir Putin ha diretto le intrusioni dei pirati informatici (cosa negata dal Cremlino) ma è rimasto convinto che il governo russo sia coinvolto.

L'obbligo di Obama di mandare un avvertimento a Mosca
Il presidente Obama, ha detto Kerry in una conferenza al dipartimento di Stato, ha «un obbligo di dare un avvertimento» sull'interfenza russa nelle elezioni «sulla base degli spunti che sono stati attentamente analizzati dalla comunità d'intelligence e presentati a tutti» nella Situation Room. Obama «lo ha fatto. In ottobre, il presidente ha autorizzato il direttore dell'intelligence nazionale e il dipartimento per la Sicurezza nazionale, insieme, a rilasciare una dichiarazione chiara alla nostra nazione». Kerry ha così ricordato che la loro conclusione ha riguardato appunto il coinvolgimento della Russia.

La smentita di Trump
Dal canto suo, per la seconda volta il presidente eletto degli Stati Uniti ha smentito la Cia, secondo cui la Russia ha condotto un'attacco hacker contro obiettivi Usa per manipolare il voto presidenziale. La notizia arriva nel giorno in cui Nbc News sostiene che il presidente russo, Vladimir Putin, ha pensato e diretto in prima persona l'azione pirata. «Se la Russia, o altre entità, hanno hackerato, perché la Casa Bianca ha aspettato così tanto per agire? Perché si sono lamentati solo dopo che Hillary ha perso?», ha scritto questa mattina il miliardario repubblicano in un tweet. In realtà il presidente Usa Barack Obama aveva già avvertito che c'era stato un attacco pirata russo contro il partito democratico e quello repubblicano.

Il tycoon sempre più isolato
Quanto sostenuto dall'intelligence americana è accettato anche da una larga parte del partito repubblicano e non solo dai democratici. E sembra, scrive Afp, che Trump proprio sulla questione sia sempre più isolato a Capitol Hill. Lindsey Graham, senatore repubblicano, ha detto che l'Fbi di recente lo ha informato di un attacco pirata ai suoi danni risalente allo scorso agosto. «Il mio obiettivo è portare sul tavolo di Trump sanzioni durissime nei confronti della Russia. Loro devono pagare», ha detto Graham.

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L'ironia del capo dell'intelligence
L'ex direttore della Cia, Michael Hayden, ha definito Trump l'unico americano noto a non aver ancora ammesso che la Russia ha condotto un'enorme campagna segreta contro gli Usa per influenzare le elezioni. In tutto questo spunta l'ipotesi di un coinvolgimento diretto di Putin, come sostengono diverse fonti d'intelligence Usa citate da Nbc.

Il presunto ruolo di Putin
Putin infatti avrebbe dettato i tempi e i modi in cui le mail e i documenti rubati dai server dei democratici dovevano essere pubblicati per screditare il partito e la sua candidata. Il motivo sarebbe stato la «vendetta» nei confronto della Clinton, che da segretario di Stato, accusò lo stesso Putin di brogli alle elezioni presidenziali russe del 2011. Negli ultimi mesi della campagna elettorale WikiLeaks ha pubblicato migliaia di documenti riservati sul partito democratico, dando un colpo di grazia alla già traballante campagna di Hillary Clinton e convincendo migliaia di elettori a voltarle le spalle. A farne le spese non solo Clinton, ma anche i candidati democratici che correvano per un posto nel Congresso.

Per Mosca è una ridicola idiozia
Proprio oggi il Cremlino ha risposto all'accusa sul possibile coinvolgimento di Putin, definendola una «ridicola idiozia senza alcuna base». Per Trump invece quanto detto in queste ultime settimane dall'intelligence americana sarebbe un modo per creare problemi alla sua amministrazione e guastare gli ottimi rapporti che potrebbe avere con Mosca.

E Trump non è ancora Presidente...
Intanto Obama ha chiesto una revisione completa del materiale in possesso delle agenzie d'intelligence americane, chiedendo di finirla prima della cerimonia di insediamento di Trump il prossimo 20 gennaio. Oltre a questo si attende il voto dei grandi elettori che nei prossimi giorni si riuniranno per eleggere ufficalmente il miliardario repubblicano. Molti, anche all'interno del partito repubblicano, sperano di poter convincere una buona parte di essi a non votare per Trump e così ad evitare che vada alla Casa Bianca.

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