24 maggio 2025
Aggiornato 00:00
Nuovo giro di vite sulle politiche australiane sull'immigrazione

Immigrazione, il metodo dell'Australia: respingimenti nelle isole, e mai più visto a chi entra illegalmente

Il Governo australiano è pronto a inasprire ulteriormente le norme sull'immigrazione, già particolarmente dure, negando a vita il visto a chiunque tenti di entrare nel Paese illegalmente

Filo spinato.
Filo spinato. Foto: Shutterstock

SYDNEY - Il Governo australiano è pronto a inasprire le norme sull'immigrazione, negando a vita il visto a chiunque abbia tentato o tenti di entrare nel paese illegalmente, via mare. Il premier Malcolm Turnbull ha annunciato che la proposta di legge verrà presentata a breve in parlamento e che si tratta di una misura necessaria perchè passi il «messaggio risoluto e inequivocabile» che i «boat-people» non avranno alcuna possibilità di stare in Australia.

Una battaglia contro i trafficanti
«Si tratta di una battaglia tra il popolo australiano, rappresentato dal suo governo, e le organizzazioni criminali di trafficanti di esseri umani - ha aggiunto - non bisognerebbe sottovalutare l'entità della minaccia. Questi trafficanti sono i peggiori criminali. Fanno affari multimiliardari».

Una politica dura sull'immigrazione
Canberra ha adottato da tempo una politica molto dura sull'immigrazione, inviando i migranti che riescono ad arrivare nei centri presenti sulle isole di Manus e Nauru, in attesa di una risposta sulla loro richiesta di asilo. La nuova legge riguarderà anche quanti sono in queste isole dal 19 luglio del 2013 e quanti arriveranno in futuro, ma saranno esclusi i minori. In particolare, aveva fatto particolare scalpore  l’operazione «Sovereign borders», lanciata nel settembre 2013 con il pieno sostegno dell’opinione pubblica, con l’esplicito scopo di respingere o deportare i migranti che tentano di entrare illegalmente via mare. L’operazione è stata accompagnata da «No way», una campagna informativa di cui si è parlato molto. Il titolo della campagna significa sostanzialmente «scordatevelo»: «non c’è modo di stabilirsi in Australia arrivando illegalmente via mare»

Come funziona
La politica australiana è netta: chi arriva via nave non avrà mai garantito il diritto di stabilirsi interra australiana. ll Governo ha ifatti schierato un grosso numero di unità per sorvegliare le sue acque in modo da poter intercettare le imbarcazioni che si avvicinano alle sue coste. Chi arriva può andare incontro a due scenari: nel primo, la sua imbarcazione viene trainata nuovamente verso i porti di partenza; nel secondo, i nuovi arrivati vengono inviati nei centri di identificazione stabiliti in Papua Nuova Guinea e nell’isola di Nauru, dove le loro eventuali domande di asilo vengono esaminate e dove si riceve un permesso di residenza nel caso venga riconosciuto il diritto alla protezione internazionale.

I deterrenti
I deterrenti messi in campo, dunque, sono molti: innanzitutto, la detenzione per chiunque giunga sui confini australiani; quindi, l’analisi della richiesta d’asilo all’estero – appunto in Papua Nuova Guinea o sull’isola di Nauru –, e il ricollocamento dei rifugiati riconosciuti in Cambogia, in Papua Nuova Guinea o nell’isola di Nauru: ad ogni modo, in Australia non c'è modo di fermarsi. A ciò si aggiungano i respingimenti in mare, trainando le navi o costringendole a invertire la propria rotta, anche violando le acque territoriali indonesiane e senza il consenso dell'Indonesia. Comportamento, peraltro, in contrasto con quanto sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, a cui l’Australia ha aderito nel 1954, e che, all’art. 33, vieta esplicitamente qualsiasi forma di respingimento per rifugiati e richiedenti asilo. 

I risultati si sono visti
Una politica, tuttavia, che non si può dire sia stata inefficace: perché nel 2013, prima dell’inizio dell’operazione, l’Australia ha visto gli arrivi di migranti irregolari via mare raggiungere il loro record storico: 20 mila persone in un solo anno. Dopo l’operazione messa in campo dal governo, secondo i dati ufficiali del 2015 sarebbero giunte solo 23 imbarcazioni con 1350 persone a bordo.

Denaro sottobanco per rimandare indietro le imbarcazioni
Addirittura, l'ex primo ministro Tony Abbott era finito nell'occhio del ciclone per alcuni resoconti secondo cui ufficiali australiani avrebbero sborsato somme considerevoli pur di rimandare indietro l’imbarcazione. Pare che i migranti – provenienti dal Bangladesh, dal Myanmar e dallo Sri Lanka – stessero navigando verso la Nuova Zelanda, e siano stati trattenuti sull’isola indonesiana Roti, 500 km a nord-est dell’Australia. Secondo i passeggeri, una nave della marina militare australiana li avrebbe intercettati in mare e un ufficiale li avrebbe pagati quasi 4000$ ciascuno per far rotta verso l’Indonesia.