28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Tre attentatori o forse di più

Attentato a Istanbul, 36 morti e 146 feriti: tutto quello che sappiamo finora

È questo il bilancio, ancora provvisorio, della strage avvenuta ieri sera alle 22 locali all'aeroporto Atatürk di Istanbul. Sull'attacco ci sarebbe l'impronta dell'Isis, ma le indagini sono ancora in corso

ISTANBUL - 36 morti e 147 feriti. È questo il bilancio, ancora provvisorio, della strage avvenuta ieri sera alle 22 locali all'aeroporto Atatürk di Istanbul. Il premier Binali Yildirim ha detto che i primi indizi indicano che sull'attacco ci sarebbe l'impronta dell'Isis, ma le indagini sono ancora in corso. Al momento non è stata fatta alcuna rivendicazione dell'attentato.

Tre attentatori o forse di più
Tre il numero degli attentatori, che sarebbero arrivati al terminale delle partenze internazionali dell'aeroporto in taxi. I terroristi si sarebbero fatti esplodere dopo aver sparato sulla folla. Alcune testimonianze hanno riportato di aver visto altri quattro attentatori partecipare all'aggressione. Altre fonti ancora parlano di sette attentatori. In alcune immagini registrate dalle telecamere di sicurezza si osserva uno dei kamikaze fuggire dalla polizia, facendosi poi esplodere dopo essere rimasto a terra, ferito. Altri testimoni oculari hanno affermato che altri due attentatori si sono fatti saltare in aria al terminal dei voli internazionali.

Aeroporto di nuovo funzionante
Gli ingressi e le uscite in aeroporto sono stati bloccati per diverse ore dopo l'attentato, mentre i voli in arrivo allo scalo internazionale Atatürk sono stati dirottati agli aeroporti di Sabiha Gökçen di Istanbul, a Izmir, Bursa ed Ankara. A partire dalle 05.00 (04.00 italiane) l'aeroporto è tornato al normale funzionamento. Nella notte 49 ambulanze hanno trasportato i feriti principalmente in tre ospedali situati nei pressi dell'aeroporto. Tra le 27 vittime identificate finora ci sarebbe anche un cittadino straniero. Yildirim ha escluso che ci possano essere attentatori fuggiti, aggiungendo però di "tenere in considerazione tutte le ipotesi".

L'ultimo di 10 sanguinosi attentati in Turchia nell'ultimo anno
L'aeroporto di Atatürk è il dodicesimo aeroporto più frequentato al mondo e il terzo in Europa. Nel 2015 ha registrato il passaggio di 61 milioni di persone. L'attacco di ieri notte è stato l'ultimo di 10 sanguinosi attentati realizzati in Turchia nell'ultimo anno, il quarto a Istanbul nel giro di sei mesi. La tempistica dell'aggressione risulta di particolare gravità anche per la prossimità della festa di conclusione del Ramadan. Nessuno degli attacchi effettuati finora e attribuiti dalle autorità turche all'Isis è stato rivendicato ufficialmente dall'organizzazione armata.

Erdogan sotto attacco
"L'attacco ha dimostrato ancora una volta il volto oscuro delle organizzazioni terroristiche che prendono di mira i civili innocenti" ha detto in un comunicato il presidente Recep Tayyip Erdogan. È evidente che questo attacco non era mirato a raggiungere alcun obiettivo, ma a "fornire materiale al mondo per metterci in cattiva luce utilizzando il sangue e il dolore di vittime innocenti». Il presidente ha anche auspicato che "l'attacco all'aeroporto Atatürk diventi una pietra miliare per una lotta da intraprendere in comune contro i gruppi terroristici, con i paesi occidentali in primis e in tutto il mondo".

Proprio ora che la Turchia si riavvicina a Israele e Russia
Lo stesso premier Yildirim ha sottolineato che è "significativo" che l'aggressione sia avvenuta in concomitanza con dei passi di riconciliazione avviati dalla Turchia con Israele e la Russia in questi ultimi giorni. L'attentato giunge proprio nel momento più delicato per la Turchia, dunque, che proprio in questi giorni stava cercando di ridisegnare la propria strategia geopolitica smarcandosi dalle frange islamiste più estreme. Sapendo di essere indebolito nel suo Paese, Erdogan ha deciso di riavvicinarsi ad Israele. Su un altro fronte, la lettera di scuse inviate al suo omologo russo Vladimir Putin, scusandosi per l’abbattimento del caccia al confine con la Siria, è stato visto come l'ennesimo segno di incertezza.