Libia, ecco come l'Isis si impossessa del petrolio
La forza armata addetta alla protezione degli asset petroliferi libici non oppone resistenza ai jihadisti dello Stato islamico (Isis) e oggi è il principale ostacolo alle attività produttive e un intralcio alla formazione di un governo di unità.
TRIPOLI - La forza armata addetta alla protezione degli asset petroliferi libici non oppone resistenza ai jihadisti dello Stato islamico (Isis) e oggi è «il principale ostacolo alle attività produttive e un intralcio alla formazione di un governo di unità». L'accusa è stata mossa dal presidente dell'azienda petrolifera di Stato (NOC), Mustafa Sanalla, che già due giorni fa ha denunciato al Financial Times la perdita di oltre 68 miliardi di dollari di introiti a partire dal 2013.
Nessuna resistenza
Secondo Sanalla, la Petroleum Facilities Guard (PFG), gruppo che conta circa 27.000 uomini e che dovrebbe essere bipartisan in un Paese con due governi rivali, è diventata «un esercito privato» del suo leader, Ibrahim Jadran, che «ha cercato di vendere petrolio per conto proprio e che non ha difeso i siti come avrebbe dovuto». Anzi, in occasione dei recenti attacchi dell'Isis, «non ha opposto resistenza». Eppure, ha aggiunto Sanalla parlando all'Independent, «non erano tanti i combattenti Isis impegnati nell'attacco, quindi non sappiamo perché le guardie se ne sono andate».
Ostacolo all'unità
La PFG controlla i porti e gli impianti a Ras Lanuf, Sidra e Zueitina nell'Est della Libia. Il suo leader, Jadran, è un ex membro del Libyan Islamist Fighting Group, che imbracciò le armi contro il regime di Muammar Gheddafi. «L'Isis non sta occupando le strutture petrolifere, le sta danneggiando e lo sta facendo con un limitato numero di persone. Vogliono evitare che il Paese si unisca sotto un unico governo e noi abbiamo bisogno di unità per salvare l'economia, che è messa male - ha concluso Sanalla - anche la PFG è un ostacolo all'unità; serve che venga smobilitata o integrata in un futuro esercito. Senza un solo governo non ci sarà sicurezza e la Libia precipiterà ancora di più in uno stato di assenza di legge e nel caos».
(Con fonte Askanews)
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