2 ottobre 2025
Aggiornato 05:30
Il video del Daily Mail

L'agghiacciante racconto di Sophia e Barbara, salve grazie al kalashnikov inceppato di Salah

A dieci giorni dai terribili attacchi di Parigi le due donne si sono riconosciute nel filmato mandato in onda ieri dal Daily Mail in cui si vede Salah Abdeslam mentre punta il fucile sulle loro testa, ma si inceppa

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PARIGI - Salvate da un kalashnikov difettoso. Sophia Bejali, 40 anni, e Barbara Serpentini, 18, studentessa di Scienze Politiche, sono salve per miracolo. A dieci giorni dai terribili attacchi di Parigi si sono riconosciute nel filmato mandato in onda ieri dal Daily Mail in cui si vede Salah Abdeslam. Grazie alle telecamere di servizio della pizzeria «Casa Nostra» si vede chiaramente il momento dell'esplosione. Poco dopo Salah si avvicina alle donne fuori dal locale, inermi, nascoste sotto i tavolini per proteggersi. Punta il fucile dritto sulle loro teste. Sophia e Barbara sono pronte a morire. Ma il kalashnikov di Salah si inceppa, e lui se ne va. Incredule, loro si alzano e riescono a scappare via da quell'inferno.

«Eravamo pronte a morire, poi più niente»
«Ci siamo viste in rue de la Fontainedu Roi, siamo andate verso i caffé della strada e abbiamo scelto la pizzeria perché avevamo voglia di un posto accogliente e carino» racconta Sophia. «L'alternativa era il bar davanti, con i tavolini all'aperto, il café Bonne bière. Se avessimo scelto quello forse ora saremmo morte». «Quella macchina nera», ricorda, «che accosta e all'improvviso un rumore forte, sconosciuto, dei botti, ho pensato a dei petardi e istintivamente ho spinto Barbara sotto il tavolino e mi sono stretta a lei. Ci tenevamo le mani sugli occhi, l'unica cosa che potevamo fare era sentire i colpi che continuavano assordanti intorno a noi e pensare ecco 'stiamo per morire'. Poi il frastuono è diventato meno forte, si è fatto più lontano. Quando ho capito che era finito ho detto a Barbara di correre, correre, scappare».

«Da sotto il tavolo ho visto due piedi, era Salah»
«Da sotto il tavolo ho visto due piedi, due scarpe da ginnastica nere, lì, ferme, davanti a me, così vicine da poterle toccare» ricorda Barbara. «Ma non volevo guardare, non avevo il coraggio di alzare la testa e incrociare quegli occhi. Mi abbracciavo a Sophia e tremavo e tremando pensavo 'sto per morire, ora muoio'. Ma lui restava lì fermo e non se ne andava. Non capivo perché, poco più in là gli spari continuavano. Guardando queste immagini ho capito perché sono ancora qui. Quell'arma puntata verso di noi non ha sparato. Si è inceppata. Quando non abbiamo sentito più nulla siamo uscite da sotto il tavolo e abbiamo iniziato a correre. Abbiamo suonato a tre portoni ma nessuno ci apriva. Finalmente uno lo abbiamo trovato aperto e ci siamo messe in salvo lì dentro. Ancora non posso credere che quella lì sotto al tavolino ero io. E a tutte le coincidenze che hanno portato me e Sophia proprio in quel café, quella sera. E alle persone che si sono salvate per miracolo».