31 luglio 2025
Aggiornato 05:00
In tre rimossi da incarico; Erdogan ammette falle nella sicurezza

Turchia, Erdogan fa saltare i vertici della polizia

Il ministero degli Interni turco ha silurato il capo della polizia di Ankara e altri due importanti responsabili della sicurezza, dopo che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha riconosciuto che alcune lacune potrebbero aver portato al duplice attacco suicida nella capitale della Turchia, costato la vita a 97 persone

ANKARA - Il ministero degli Interni turco ha «silurato» il capo della polizia di Ankara e altri due importanti responsabili della sicurezza, dopo che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha riconosciuto che alcune lacune potrebbero aver portato al duplice attacco suicida nella capitale della Turchia, costato la vita a 97 persone.

Falle nella sicurezza
La rabbia contro Erdogan e il governo è in costante crescita per le falle nella sicurezza in occasione del più grave attentato nella storia della Turchia moderna, in cui due kamikaze si sono fatti esplodere, sabato scorso, tra una folla di attivisti pacifisti. Annunciando i primi provvedimenti sulla scia della tragedia, il ministero degli Interni ha riferito che il capo della polizia di Ankara, Kadri Kartal, oltre che il capo dell'intelligence della polizia e dei dipartimenti della sicurezza sono stati sollevati dall'incarico.

Giustificazioni
Il provvedimento è stato giustificato con la necessità di avere un'inchiesta sana sul devastante attentato. Nelle prime esternazioni pubbliche sugli attentati, Erdogan ha ammesso falle nella sicurezza ma ha chiarito che la loro portata sarà nota solo in seguito. «Deve indubbiamente esserci un errore, una lacuna in qualche settore. Di che dimensioni? Questo emergerà solo dopo le verifiche», ha detto ai giornalisti.

La prima visita in loco di Erdogan
Ha spiegato di aver dato istruzione al DDk (Consiglio di ispezione dello stato), un organo collegato alla presidenza, di aprire un'indagine speciale per «gestire l'attacco da una diversa prospettiva». Erdogan oggi ha effettuato la sua prima visita sul luogo dell'attentato, all'esterno della principale stazione ferroviaria di Ankara, deponendo una corona di fiori insieme al presidente finlandese Sauli Niinisto, in visita in Turchia.

Tensione alle stelle
L'attacco ha portato le tensioni politiche alle stelle, mentre la Turchia si prepara a elezioni anticipate il 1 novembre. L'attentato ha preso di mira migliaia di persone riunite a una marcia per la pace di attivisti sindacali, curdi e di sinistra, uniti nel criticare l'attuale offensiva del governo contro i militanti curdi.

Le accuse
Il Partito democratico dei Popoli (Hdp), formazione filocurda che ha perso diversi suoi membri nelle esplosioni, ha accusato le autorità di (quanto meno) grave negligenza sugli attentati. Nelle proteste dopo le esplosioni, i manifestanti hanno esposto striscioni con le scritte «Erdogan killer» e «conosciamo l'assassino!». Le autorità hanno respinto e definito ridicole le accuse di complicità dello stato.

Isis sospettato
Ankara ha definito lo Stato Islamico il principale sospettato per gli attentati, che hanno inoltre ferito più di cinquecento persone. Erdogan ha spiegato che gli attentati hanno le loro radici in Siria, dove i militanti dell'Isis si sono impadroniti di vaste zone di territorio, fino alla frontiera turca. Sono sempre più insistenti le voci che le autorità si stiano concentrando su possibili paralleli - o persino legami - con l'attacco kamikaze del 20 luglio scorso a Suruc durante una marcia per la pace vicina al confine con la Siria, costata la vita a 34 persone. Il governo incolpò l'Isis per quell'attentato, che prese inoltre di mira un raduno di attivisti di sinistra e filocurdi. Secondo la stampa turca le autorità credono che uno dei kamikaze di Ankara sia Yunus Emre Alagoz, il fratello dell'attentatore di Suruc Abdurrahman Alagoz. L'altro dovrebbe chiamarsi Omer Deniz Dundar ed era stato due volte in Siria dal 2013: entrambi sarebbero arrivati ad Ankara a bordo di due auto distinte provenienti da Gaziantep, vicino alla frontiera.

Polizia in azione
Nel fine settimana e lunedì, la polizia ha arrestato decine di persone con sospetti legami all'Isis, tra la città di Antalya e quella di Adana. Gli alleati della Turchia in seno alla Nato hanno più volte puntato il dito contro Ankara, colpevole di non aver assunto la linea dell'intransigenza con l'Isis. Dopo mesi di pressioni occidentali, oggi la Turchia è membro a pieno titolo della coalizione sotto comando americano anti-Isis: ha autorizzato gli americani a usare la sua base aerea di Incirlik, decisione che la rende un obiettivo sensibile per gli attacchi dell'Isis.

(Con fonte Askanews)