19 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Condoglianze da Putin

Muore Shevardnadze, l'ultimo ministro degli esteri dell'Urss

Durante i sei anni del suo ministero si realizzò l'unificazione della Germania, la liberazione dell'Europa dell'Est, il ritiro delle truppe dall'Afghanistan e la fine della Guerra Fredda. E' morto oggi il braccio destro di Gorbaciov.

MOSCA- Il 20 dicembre 1990 dalla tribuna del IV Congresso dei deputati del popolo, Shevardnadze annunciò le sue dimissioni "in segno di protesta contro la dittatura imminente" e uscì dai ranghi del PCUS. Nel novembre 1991, su invito di Gorbaciov salì di nuovo a capo della diplomazia sovietica (allora si chiamava il Ministero delle Relazioni esterne), ma un mese dopo il crollo dell'URSS, il ministero venne abolito.

Shevardnadze stesso nel 2006, provò a spiegare la sua attività come capo del ministero degli Esteri sovietico: "Che cosa è stato fatto nei sei anni, durante i quali ero ministro degli Esteri? Siamo riusciti, non solo io, ma anche Gorbaciov a fare qualcosa. Fu la fine della "Guerra Fredda». Nessuno si aspettava che accadesse. Io e i miei amici siamo riusciti a risolvere i difficili rapporti tra l'URSS e gli Stati Uniti. Proprio quando ero Ministro degli Affari Esteri, è avvenuta l'unificazione della Germania, la liberazione dell'Europa dell'Est, il ritiro delle truppe dall'Afghanistan... È poco o molto? Penso che sia un bel po'".

Dal 1992 guidò la Georgia, parte di uno spazio ex sovietico in grande movimento, e sotto la minaccia di un terrorismo progressivamente crescente. Ne diveniva il nuovo leader nazionale, nominato presidente del Consiglio di Stato della Repubblica caucasica, ossia un Parlamento provvisorio. Nel 1995 vinse le elezioni con un consenso di oltre il 72%. Nel 2000 venne rieletto presidente della Repubblica della Georgia, e ricevette più dell'82%. Fu spodestato tre anni dopo da Mikhail Sakashvili, con la Rivoluzione delle rose del 2003, che portò il Paese nell'orbita occidentale.