Iraq, l'ONU condanna l'esecuzione in un solo giorno di 34 persone
Navi Pillay, alto commissario per i diritti umani, si dice «sconvolta»: Data la mancanza di trasparenza nei processi, sorgono serie preoccupazioni riguardo la possibilità di avere un processo giusto e corretto
TEHERAN - L'Alto Commissario per i Diritti Umani Navi Pillay si è detta sconvolta per l'esecuzione in un solo giorno di trentaquattro persone, tra le quali due donne, avvenuta in Iraq. «Anche nel caso in cui fossero stati rispettati tutti gli standard di un processo scrupoloso ed equo, questo è un numero terribile di esecuzioni in un solo giorno» ha dichiarato Pillay.» Data la mancanza di trasparenza nei processi, sorgono serie preoccupazioni riguardo la possibilità di avere un processo giusto e corretto; inoltre la vasta gamma di reati per i quali la pena di morte può essere imposta in Iraq rappresenta un dato davvero scioccante.»
Più di 1200 persone sono state condannate a morte in Iraq dal 2004. il numero totale di persone effettivamente giustiziate non è noto, anche se si crede che almeno 63 persone siano state giustiziate solo negli ultimi due mesi( dal 16 novembre). La legge irachena prevede circa quarantotto crimini per i quali può essere comminata la pena di morte, tra i quali anche crimini non mortali come, in alcune circostanze, il danneggiamento della proprietà pubblica.
«La cosa più preoccupante», ha detto Pillay, «è che non si registra nessun caso di persone nel braccio della morte che siano state graziate, sebbene esistano casi ben documentati di confessioni estorte con la forza».
«Chiedo al governo iracheno una moratoria immediata alla pena di morte», ha dichiarato l'Alto Commissario, sottolineando come circa 150 paesi abbiano già abolito la pena di morte a livello legislativo o pratico, o introducendo appunto una moratoria.
Navi Pillay ha fatto riferimento alla risoluzione 62/149 dell'Assemblea Generale, adottata nel 2007, e a due successive risoluzioni, che invitano gli Stati membri delle Nazioni Unite a stabilire una moratoria alla pena di morte in vista della futura abolizione e ha inoltre esortato il governo iracheno «a fermare immediatamente tutte le esecuzioni e a rivedere i casi dei prigionieri attualmente nel braccio della morte ».
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