Aung San Suu Kyi: mio rilascio non è un segnale di svolta
Il Premio Nobel definisce la sua detenzione «illegale» e invita il Generalissimo Than Swe ad incontro
RANGOON - Aung San Suu Kyi non considera il suo recente rilascio dopo sette anni consecutivi di arresti domiciliari come un segnale di moderazione da parte della giunta militare di Myanmar. In un'intervista all'Associated Press, la leader dell'opposizione democratica birmana ha definito «illegale» la sua detenzione e ha spiegato che il suo rilascio non è dovuto ad altre ragioni che alla scadenza dei termini di detenzione.
Alla domanda se la sua liberazione fosse un segnale di una svolta verso una politica più moderata del regime, il Premio Nobel per la pace ha risposto: «Non credo che possa essere interpretato in questo modo».
Rilasciata sabato scorso, Aung San Suu Kyi, ha ripetuto di voler andare avanti nella battaglia per portare la democrazia in Birmania, ma ha spiegato la necessità di un'estrema attenzione a non sfidare verbalmente la giunta e a non lanciare appelli per il suo rovesciamento.
Suu Kyi ha invece porto un invito al generalissimo Than Shwe, il numero uno della giunta militare, a un faccia a faccia per avviare una fase di riconciliazione nazionale.
Sessantacinque anni e madre di due figli, Suu Kyi è stata privata della sua libertà per 15 degli ultimi 21 anni. Dietro le sbarre delle carceri del regime di Myanmar restano ancora 2.200 prigionieri politici.
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