28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Messico

La guerra dei narcos dissemina fosse comuni nel Paese

Ritrovati in un ranch 72 cadaveri. Si tratta di rivali o di persone sequestrate e poi uccise. Nel Paese centroamericano ormai è una mattanza

CITTÀ DEL MESSICO - E' una guerra mai dichiarata, ma che ha fatto oltre 28.000 morti negli ultimi quattro anni. E' la guerra al narcotraffico e per il narcotraffico, che si consuma in Messico da quando è presidente Felipe Calderon. Attentati, scontri a fuoco, esecuzioni, fosse comuni, vittime sciolte nell'acido: è la guerra civile messicana.

LA PIÙ GRANDE FOSSA COMUNE - Oggi, le squadre speciali della Marina messicana hanno trovato una fossa comune in un ranch di San Fernando, nello stato settentrionale di Tamaulipas, dove erano stati gettati i cadaveri di 72 persone, tra cui 14 donne. Rivali, persone sequestrate: carne da macello nella guerra tra i narcos, in un'area che è ormai il terreno di scontro tra 'Los Zetas' e il cartello del Golfo. Non si tratta della prima fossa comune ritrovata, ma di quella con il maggior numero di vittime.

DECINE DI MORTI NEL NUEVO LEON - Il 24 luglio, nello Stato del Nuevo Leon, nel nord-est del Paese, 51 corpi sono stati recuperati dalle autorità messicane in nove fosse comuni, utilizzate dalle gang del narcotraffico per disfarsi dei cadaveri dei rivali. Lo Stato, che confina con il Tamaulipas, è un altro dei territori contesi tra Los Zetas e il cartello del Golfo.

CADAVERI IN MINIERA - Terra contesa è anche quella dello Stato di Guerrero, nel sud-ovest del Paese. Il 7 giugno, in una miniera d'argento abbandonata da tre anni nei pressi di Taxco, sono stati ritrovati 55 cadaveri, a una profondità di 200 metri.

VITTIME SCIOLTE NELL'ACIDO - I cartelli messicani hanno però anche altri metodi per sbarazzarsi delle proprie vittime, tra cui quello di scioglierle nell'acido. Nel gennaio 2009, Santiago Meza, alias El Pozolero, ha ammesso di aver fatto sparire 300 cadaveri in questo modo, su ordine di un cartello della droga.