Obama, furibondo, fa mea culpa: la sicurezza ha fallito
Il presidente ha commentato «l'inaccettabile» incidente di Natale. Non cambia invece la linea del governo sul carcere di Guantanamo Bay
NEW YORK - «Inaccettabile e intollerabile». Il mea culpa annunciato del presidente Barack Obama è durato pochi minuti. Scuro in volto come poche volte in passato, Obama ha ammesso di fronte alle telecamere che «il sistema di sicurezza americano ha fallito in maniera disastrosa» il giorno di Natale, quando una nuova strage terroristica è stata evitata per un soffio.
Possibile che a otto anni dalle stragi dell'11 settembre le maglie della sicurezza americana non siano riuscite a fermare un estremista schedato dal dipartimento di Stato con una bomba nascosta negli slip? Obama aveva poche alternative, se non chiedere scusa agli americani.
Al contrario di quello che era successo otto anni fa, l'intelligence americana aveva a disposizione tutti gli elementi per riconoscere il pericolo e fermare l'aspirante kamikaze di al Qaida. «Non è stato un errore dettato dalla mancanza di informazioni di intelligence, ma dal fatto che non siamo stati in grado di collegare gli elementi e rispondere al pericolo», ha detto Obama.
La Casa Bianca aveva promesso una risposta «sincera» del presidente, al termine del vertice dei massimi responsabili della sicurezza americana, convocati alla Casa Bianca e Obama non si è tirato indietro, dando a intendere che chi ha sbagliato pagherà il conto.
Obama ha anticipato una svolta nel sistema di sicurezza, assicurando che la lezione servirà a chiudere le falle nel sistema, ma nel suo annuncio si è limitato a indicazioni di indirizzo. Chi è sospettato, in qualsiasi misura di avere legami con l'estremismo islamico, sarà sottoposto a maggiori controlli e gli aeroporti saranno dotati di strumenti più sofisticati per rilevare la presenza di esplosivi.
Alla Casa Bianca erano presenti, tra gli altri, il segretario di Stato Hillary Rodham Clinton, il segretario alla Difesa Robert Gates, il segretario per la Sicurezza Interna Janet Napolitano, il direttore della Cia Leon Panetta, quello dell'Fbi Robert Mueller. Erano inoltre invitati il ministro della Giustizia Eric Holder; il direttore dell'intelligence Dennis Blair, il direttore del Centro Nazionale Antiterrorismo Michael Leiter, il consigliere per la Sicurezza Nazionale James Jones e John Brennan, il principale consigliere del presidente in materia di terrorismo.
L'incidente di Detroit non ha evidenziato solo una falla nella sicurezza americana, ma ha anche minato la credibilità del governo e dei democratici sul nodo del terrorismo, scoprendo il fianco su un nodo delicatissimo in vista del voto di mezzo termine di novembre. L'opposizione repubblicana chiede la rimozione del segretario per la Sicurezza Interna Janet Napolitano, l'ex governatrice dell'Arizona. Il ministro non ha una responsabilità diretta nella dinamica dell'attentato, che è stato preparato nella penisola araba, ma ha la colpa di avere detto, a caldo, che «la sicurezza americana ha funzionato», rimangiandosi le parole quando ormai era troppo tardi. Non ci sono indicazioni che Obama sia aperto a questa ipotesi, ma non è escluso che l'incidente di Detroit non farà cadere qualche testa.
Non cambia invece la linea del governo sul carcere di Guantanamo Bay, a Cuba, che chiuderà come da copione, anche se il mancato attentato di Detroit sarebbe stato organizzato in Yemen, da due ex detenuti del carcere, rilasciati nel 2007.
Obama ha assicurato che nessuno dei detenuti sarà rimesso in libertà, se non esistono le condizioni per garantire che non possa tornare a rappresentare un pericolo per l'America. Questo vale soprattutto per i circa cento yemeniti che sono ancora detenuti a Cuba.
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