20 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Caos a Teheran

Ebadi a Sky Tg24: mia sorella arrestata senza mandato

Il premio Nobel per la pace: «le cifre dei morti e dei feriti sono più alte di quelle ufficiali diramate dal regime iraniano»

TEHERAN - L'hanno arrestata senza un mandato e senza nemmeno comunicare in quale carcere la portavano. In un'intervista a Sky Tg24, il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi ha ricostruito la vicenda del fermo di sua sorella Noushin, l'ennesima vittima del regime iraniano che ha messo in atto una dura repressione dopo le proteste di domenica a Teheran. «Negli ultimi due giorni hanno arrestato circa 1.500 persone stando alle loro comunicazioni, ma secondo me sono molte di più», ha spiegato Ebadi. Le cifre date dal regime sono di 8 morti e 60 feriti, però le cifre di morti e feriti sono molto di più».

La denuncia - «Mia sorella è stata arrestata da quattro persone, era stata minacciata anche in precedenza che se io non avessi diminuito la mia attività l'avrebbero arrestata. Ho io la responsabilità di quello che faccio, non la mia famiglia. Però, purtroppo, mia sorella è stata arrestata senza nemmeno un mandato di arresto, potevano soltanto perquisire la casa ma non avevano il diritto di arrestarla. Non sappiamo nemmeno in quale carcere si trovi. Gli avvocati sono andati a trovarla ma non hanno avuto il permesso di incontrarla. Bisogna che io aggiunga che nessuna delle persone arrestate ha avuto l'autorizzazione di incontrare gli avvocati, tutti gli arresti sono stati illegali. Sono azioni per spaventare la popolazione».

Le autorità della repubblica islamica corrono però il rischio che le repressioni si trasformino per loro in un'arma a doppio taglio. «Senz'altro», ha sottolineato il premio Nobel, «sono stati provvedimenti molto brutti anche per il regime, perchè si professa islamico, sostiene che la sua legalità la riceve dall'islam. Però, nel giorno dell'Ashura, una ricorrenza religiosa, sono state attaccate delle persone! Anche i numeri che ci fornisce il regime, otto persone uccise e settanta feriti...il numero delle persone uccise e ferite è molto superiore».

I disordini nel Paese non sono circoscritti alla capitale. «Tutte le città dell'Iran vivono una situazione simile a quella di Teheran», ha indicato Ebadi, «in alcune le proteste sono addirittura più forti. Nelle proteste del mese di giugno ci si concentrava sui risultati delle elezioni e la gente chiedeva 'Dov'è il mio voto?'. Adesso, dato che negli ultimi sei mesi la repressione è stata incredibile e la violenza del regime incredibilmente elevata, la gente protesta contro il governo e il regime, non cerca più il suo voto, ma esprime la sua contrarietà. Si vede benissimo che le elezioni non c'entrano più...».

In tutto questo preoccupa il silenzio del leader dell'opposizione, Hossein Moussavi. «E' completamente circondato, assediato», lo ha giustificato Ebadi, «Quando è andato a Qom a partecipare ai funerali di Hoseyn Ali Montazeri, malgrado la gente cercasse di proteggerlo, i fedelissimi di Ahmadinehjad lo hanno attaccato e hanno infranto il vetro della sua auto. Una delle persone che era con lui è stata ferita al volto. Dove il suo entourage si presenta, arrivano immediatamente gli agenti del governo e partono gli scontri.«