19 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Esteri. Brasile

Battisti, il Legale «scommette» su Lula: concederà asilo

Ci sono «vari fondamenti» per non consegnarlo a Italia. La decisione del presidente è vincolata alla costituzione e agli accordi internazionali

BRASILIA - Luiz Inacio Lula da Silva concederà asilo politico a Cesare Battisti in base al trattato di estradizione tra Italia e Brasile. Ne è convinto l'avvocato dell'ex terrorista e pluriomicida dei Pac (Proletari armati per il comunismo), secondo il quale il presidente brasiliano si esprimerà, dopo la pubblicazione della sentenza del Supremo tribunale federale (Stf), nel primo semestre del 2010 sulla consegna rivendicata dal governo italiano.

Per gli avvocati dell'ex terrorista dei Pac (Proletari armati per il comunismo), il trattato di estradizione sostiene la decisione finale del presidente Lula di mantenerlo in Brasile. Condannato all'ergastolo per l'omicidio di quattro persone negli anni Settanta, Battisti è detenuto in Brasile dove attende la conclusione del relativo processo di estradizione.

«La decisione del presidente è vincolata alla costituzione e agli accordi internazionali. Il Trattato di estradizione offre vari fondamenti per la non consegna di Battisti», ha dichiarato, all'Agencia Brasil, l'avvocato Luis Robert Barroso, responsabile del team difensivo di Battisti. Il legale non ha voluto citare i casi in cui il trattato prevede il rifiuto dell'estradizione, ma ha minimizzato sulle possibilità di una riserva del governo brasiliano, che aveva in precedenza riconosciuto a Battisti lo status di rifugiato politico nella decisione presa dal ministro della Giustizia, Tarso Genro.

Per il legale, la rettifica dell'esito della sentenza da parte del Supremo tribunale federale altera di poco o nulla le possibilità di Lula di non consegnare Battisti al governo dell'Italia. Il Supremo tribunale federale autorizzò l'estradizione dell'ex attivista politica, evidenziando che la parola finale spettava al presidente Lula. Comunque, nella recente analisi della questione d'ordine sollevata dal governo italiano, la Corte Suprema ha rettificato la valutazione del processo di estradizione per sostenere a chiare lettere che la decisione del presidente non ha carattere «discrezionale», ossia può essere contestata in base ai termini del trattato stesso.

Quest'ultimo fu redatto dai governi di Roma e Brasilia nel 1989, ma entrò in vigore quattro anni dopo successivamente alla sua ratifica. Sostanzialmente, in base all'articolo 3 del Trattato di estradizione, quest'ultima può essere negata se sussistano fondati motivi per supporre che la persona per la quale si rivendica il provvedimento «possa essere sottoposta ad azioni di persecuzione e discriminazione per motivi di razza, religione, sesso, nazionalità, lingua, opinione politica, condizione sociale o personale».