20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
La consegna del riconoscimento a Oslo

I repubblicani contro Obama: ha ripreso le teorie di Bush

Strateghi e analisti di destra ironizzano sulla «guerra giusta» del presidente americano

NEW YORK - Qualcuno la chiama già la «dottrina Obama», parafrasando quella poco gloriosa del suo predecessore George W. Bush. Le reazioni al discorso del presidente americano alla cerimonia per il Nobel sono state a dir poco tiepide nella politica americana, tranne tra i repubblicani dai quali è arrivato un inatteso, quanto ironico elogio della teoria della «guerra giusta», citata stamane da Obama e che a Washington è suonata simile alla strategia seguita da Bush negli ultimi anni. Elogi che sono chiaramente avvelenati dalle polemiche della destra su un premio «prematuro» e «ingiustificato».

«Chiaramente il presidente ha capito che il premio gli è stato dato troppo presto», ha commentato a caldo il repubblicano Newt Gingrich, ex presidente della Camera. «Ha usato l'occasione per ricordare che il male è nel mondo», prosegue Gingrich sottolineando come il presidente abbia di fatto «ricordato al comitato che senza l'uso della forza non avrebbero nemmeno la libertà di organizzare il premio». Gli strateghi della destra si scatenano in battute e paragoni con l'ex presidente, accusato per anni per il suo uso della guerra. «L'ironia è che Bush avrebbe fatto lo stesso discorso», ha detto invece Bradeley Blakeman, ex consulente di Bush alla Casa Bianca.

«Un bel cambiamento di posizione», dice invece Robert Kagan, braccio destro di John McCain nella campagna elettorale del 2008, «non so se si tratti di una «dottrina Obama» ma siamo di fronte a uno spostamento verso una politica dei muscoli sul modello di Reagan o Truman». Dal Coucil of Foreign Relations tuona invece uno degli uomini di Henry Kissinger, Walter Russel Mead, tra i massimi esperti di politica estera americana. «La verità è che se quelle parole le avesse pronunciate Bush il mondo starebbe già protestando in coro, quando le dice Obama il mondo fa le fusa», ha commentato Mead.

I democratici difendono invece a spada tratta il presidente, primo inquilino della Casa Bianca a ricevere il premio durante il mandato in oltre 90 anni di storia. «Tutti gli americani dovrebbero essere orgogliosi», spiega Lanny Davis, uno degli strateghi del partito. «Siamo visti di nuovo positivamente dalla maggior parte della gente nel mondo, un bel cambiamento rispetto agli ultimi anni».