28 marzo 2024
Aggiornato 22:00
Guantanamo. USA

Processo 11 settembre, rischio boomerang per Obama

Una sfida la scelta di allontanarsi dalla strategia dell'Amministrazione Bush

NEW YORK - Il processo ai responsabili degli attentati dell'11 settembre si preannuncia come uno dei test politici più delicati per Barack Obama. Il ministro di Giustizia, Eric Holder, ha annunciato ieri che i quattro imputati saranno portati davanti a un tribunale non militare di New York, ma nell'amministrazione molti temono che la causa possa trasformarsi in un boomerang per Obama, che ha scelto di allontanarsi dalla strategia perseguita dal suo predecessore, George W. Bush, contro i terroristi.

PIOVONO CRITICHE - Sul presidente già piovono le critiche per aver scelto di portare la causa davanti un tribunale penale federale anziché lasciare che degli attentatori si occupassero le Commissioni Militari istituite da Bush. Sotto accusa da parte della destra conservatrice c'è poi la scelta di trasferire gli imputati sul suolo americano, un'eventualità da sempre respinta dai repubblicani. Spigoli che rendono la manovra molto delicata e che rischiano nei prossimi mesi di aprire un fuoco di fila contro la Casa Bianca se il processo si rivelasse più complicato del previsto.

TORTURE - Tra i punti più delicati in aula ci saranno, secondo i giuristi, le torture che Mohammed avrebbe subito durante i sei anni di prigionia. L'architetto dell'11 settembre è stato sottoposto per 183 volte al «waterboarding», definito come l'annegamento simulato che porta quasi al soffocamento il prigioniero. Molti temono così che l'inchiesta sull'attentato possa trasformarsi in un processo alla Cia e ai metodi usati dall'esercito americano nella guerra al terrorismo. In un tribunale non militare i legali della difesa potrebbero avere inoltre maggiori strumenti a disposizione per cercare di spostare l'attenzione sugli abusi subiti da Mohammed a Guantanamo, dove è detenuto dal 2006.

LA «RABBIA» DELLE FAMIGLIE DELLE VITTIME - Nei difficili equilibri dei prossimi mesi ci sono poi le famiglie delle vittime che già oggi hanno fatto sentire la propria rabbia per la decisione di processare i terroristi, garantendogli i diritti costituzionali come a dei criminali comuni. Infine ci sono i timori degli ufficiali che mettono in guardia che l'attenzione mediatica sulle aule giudiziarie di New York potrebbe trasformare gli imputati in martiri agli occhi degli estremisti, aumentando la propaganda di al Qaida contro gli Stati Uniti.