20 aprile 2024
Aggiornato 00:30
E' iniziata una guerra all'ultimo sangue sulla legge sul clima

Le compagnie energetiche in guerra contro la legge Obama

Le lobby hanno speso 200 mln usd per fermare la riforma. Le prossime settimane si preannunciano dunque decisive in vista della conferenza di Copenaghen

NEW YORK - Mentre la Casa Bianca lavora da settimane alla bozza di accordo da portare alla conferenza internazionale sull'ambiente che si terrà a dicembre a Copenaghen, negli Stati Uniti è iniziata una guerra all'ultimo sangue sulla legge sul clima. Le compagnie energetiche sono infatti spaccate sui possibili benefici che introdurrebbe un eventuale tetto alle emissioni e molte società hanno iniziato a fare pressioni sul Congresso per fermare la legge.

Lo scontro, secondo il New York Times, è in particolare tra le compagnie che spingono per un grosso investimento nelle energie rinnovabili (in primis quelle di gas naturale) e quelle petrolifere che minacciano da mesi i rischi che comporterebbe l'approvazione della legge voluta dalla Casa Bianca. I produttori di petrolio hanno tentato di alzare l'allarme tra i consumatori diffondendo studi secondo i quali le nuove regole sulle emissioni alzerebbero i costi a carico delle aziende e farebbero schizzare il costo della benzina fino 5 dollari al gallone.

Ad essere spaccate sono anche le compagnie elettriche, alcune delle quali contano sulla svolta «ambientale» per crescere nei prossimi anni. La maggioranza degli impianti elettrici è però a carbone negli Usa e le società del settore sono sul piede di guerra per fermare l'imposizione della norma che aprirebbe un mercato di emissioni costringendo a ridurre l'inquinamento. Alcune lobby sono arrivate a spedire lettere di protesta anonime ai parlamentari e hanno cominciato a finanziare i gruppi di cittadini che si oppongono alla riforma per cercare sensibilizzare l'opinione pubblica. Complessivamente le compagnie elettriche hanno speso 200 milioni di dollari nel solo 2009 per tentare di fermare la legge.

Le prossime settimane si preannunciano dunque decisive in vista della conferenza di Copenaghen e di un possibile voto del Congresso. Il presidente Barack Obama è intenzionato ad arrivare al summit danese con una legge già in tasca che gli consenta di dimostrare l'impegno degli Stati Uniti nella lotta ai cambiamenti climatici, ma molti temono che la riforma difficilmente sarà siglata entro l'anno. Il rischio, sostengono gli ambientalisti, è che se le lobby facessero slittare il tetto alle emissioni all'anno prossimo, a risentirne sarebbe l'intero trattato in discussione a Copenaghen che vedrebbe l'assenza degli Usa, che hanno ancora oggi il più alto tasso di emissioni per abitante del pianeta.