Offensiva tv di Obama per «convicere» sulla riforma sanitaria
Oggi sarà ospite del «Late Show» di David Letterman
WASHINGTON - Il presidente Barack Obama ha lanciato un vero e proprio blitz sulle principali emittenti statunitensi per ottenere l'appoggio del pubblico al suo piano di riforma sanitaria, priorità della sua politica interna. Obama è così diventato ieri il primo presidente Usa ad apparire contemporaneamente in cinque programmi della domenica.
Obama ha concesso interviste alla ABC, CBS, NBC, CNN e al network ispanico Univision. Tutte le interviste erano state registrate venerdì alla Casa Bianca. Oggi Obama sarà ospite del famoso «Late Show« di David Letterman. Si tratta della prima volta che un presidente Usa si presenta alla trasmissione.
Sondaggi - Un sondaggio di Gallup la settimana scorsa ha rivelato che dal 60% al 38%, gli americani non ritengono che il governo possa allargare la copertura sanitaria senza aumentare le tasse sulla classe media o senza abbassare la qualità dei servizi.
«Non aumenterò le tasse» - Al programma «Face the Nation« sulla Cbs, Obama ha ripetuto che è ancora in grado di mantenere la promessa fatta in campagna elettorale di non alzare le tasse a chi ha ricavi inferiori ai 250.000 dollari. Il presidente ha dichiarato che molti dei costi della riforma, la sua priorità nell'ambito della politica interna, potranno essere coperti eliminando gli sprechi dall'attuale sistema.
«Posso ancora mantenere la promessa perché, come ho detto, circa i due terzi di quel che abbiamo proposto potrà venire dal denaro che già c'è nel sistema sanitario ma che semplicemente viene speso male», ha detto Obama.
La proposta di riforma - Il blitz mediatico di Obama è mirato a dare un'influenza positiva sulla commissione finanza del Senato, che martedì comincerà a votare su una proposta di riforma da 856 miliardi di dollari avanzata dal senatore Baucus. Il futuro di quella legge appare quantomeno incerto, non solo per l'opposizione dei repubblicani, ma anche per la perplessità di molti democratici.
La riforma proposta da Baucus prevede un costo complessivo di 856 miliardi di dollari in dieci anni, poco meno dei 900 miliardi annunciati dallo stesso presidente Obama nel suo discorso alle Camere riunite della settimana scorsa. Al posto di un'assicurazione pubblica, la cosiddetta «opzione pubblica» contestatissima dai democratici moderati e dai repubblicani, il governo proporrà una cooperativa no profit non gestita direttamente dallo Stato.
Pericolo fallimento - Gli Stati Uniti sono l'unico grande paese industrializzato a non avere un piano di assistenza sanitaria nazionale, ma la campagna per offrire copertura agli oltre 50milioni di americani non assicurati e ad impedire pratiche che in altre parti del mondo apparirebbero evidenti abusi da parte delle compagnie di assicurazione, si sta rivelando straordinariamente difficile per Obama.
Un fallimento sulla sanità, potrebbe compromettere la sua intera presidenza, ed è verosimile che i repubblicani, al di là del merito ideologico della legge, vedano anche una straordinaria opportunità politica nel farla naufragare.
Il razzismo e le proteste - Non sono motivate da un pregiudizio razzista le critiche contro la riforma della Sanità Usa sollecitata del presidente. Lo ha sottolineato lo stesso Barack Obama in una intervista alla Cnn, smentendo l'opinione opposta espressa dall'ex presidente Jimmy Carter sull'argomento.
Si tratta invece, ha affermato Obama, di un dibattito che ha come fulcro il ruolo dello Stato in un settore cruciale come quello della Sanità. Il presidente Usa ha anche specificato che, secondo lui, le reazioni nell'opinione pubblica sono più aspre «quando i presidenti cercano di portare grossi cambiamenti».