24 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Esteri. Riforma sanitaria USA

Riforma sanità, contestazione anti Obama: «Bugiardo!»

Il presidente parla al Congresso: il tempo dei giochi è finito

WASHINGTON - Applausi e ovazioni, ma anche contestazioni hanno accolto il discorso di Barack Obama al Congresso. A mezzi estremi, estremi rimedi: il presidente per sostenere la sua riforma della sanità ha tenuto un discorso a camere riunite, gesto per lo meno inconsueto. E l'onorevole Joe Wilson, repubblicano del Sud Carolina, ha urlato con voce squillante che è risuonata in tutta l'aula: «You lie!». Ovvero: «Bugiardo!».

L'urlo di Wilson ha fatto da commento all'affermazione del presidente, secondo cui il suo piano di riforma non intende estendere la copertura sanitaria agli immigrati clandestini. Data la feroce campagna dei repubblicani contro la riforma sanitaria di Obama, in sé l'episodio si fa notare soprattutto perché la protesta viola la sacralità dell'aula. «Non ho mai visto nulla di simile» si indigna l'onorevole Earl Pomeroy, democratico del North Dakota. «Non invitiamo il presidente degli Stati Uniti al Congresso per insultarlo». E anche il senatore John McCain, che fu rivale di Obama per la presidenza, ha parlato di una frase «irrispettosa» invitando Wilson a scusarsi.

Il repubblicano, 62 anni e una reputazione di irruenza (già nel 2004 attaccò pubblicamente l'allora candidato presidenziale John Kerry) si è poi scusato telefonando alla Casa Bianca e ha emesso un comunicato: «Non sono d'accordo con l'affermazione del presidente ma i miei commenti erano inappropriati».

Ma lo sfogo di Wilson dà la misura dell'atmosfera tesa attorno alla contestatissima riforma. Non solo i repubblicani, ma parecchi democratici non sono d'accordo con le idee di Obama e questa opposizione spingerà probabilmente ad annacquare il testo.

In quello che è stato definito il discorso più importante da quando è arrivato alla Casa Bianca, ieri al Congresso Barack Obama ha rilanciato ancora una volta il suo sostegno per la creazione di una compagnia pubblica che riequilibri il mercato delle assicurazioni sanitarie, dicendosi però aperto ad esplorare altre ipotesi. Obama ha detto che per fornire a tutti gli americani un'assicurazione dovrà nascere «un'alternativa» al sistema privato, ma come sarà gestita, se dalla mano pubblica o meno, è ancora da stabilirsi.

Il presidente ha proposto che diventi obbligatorio per ogni cittadino americano avere un'assicurazione, almeno in forma minima. «Nessuno in questo Paese deve finire in bancarotta perché si ammala», ha detto il presidente spiegando che le linee guida del suo piano sono: «dare maggiore stabilità e sicurezza a chi ha già un'assicurazione, darne una a chi attualmente non ce l'ha e rallentare l'impennata dei costi della sanità».

Tra i pilastri tracciati da Obama dovranno cadere in futuro le regole che consentono alle compagnie private di non rinnovare l'assicurazione per le malattie sopraggiunte dopo la stipula della polizza e quella che permette di rifiutare l'assicurazione per le malattie già diagnosticate.

Obama è poi entrato nei dettagli finanziari del piano, uno dei temi più contestati dai repubblicani. La riforma, ha detto, costerà 900 miliardi di dollari in dieci anni ma «non alzerà di un solo centesimo il deficit pubblico». «E' meno di quanto siano costate le guerre in Iraq e Afghanistan».

Dove troverà i fondi dunque la Casa Bianca? Obama ha parlato di tagli alla spesa pubblica spiegando però che la nascente compagnia assicurativa non sarà finanziata da denaro dei contribuenti ma sarà «autosufficiente». Questa «entità» sarà in grado di competere con i privati non perché avrà finanziamenti pubblici, ha proseguito Obama, ma «evitando i profitti, e gli eccessi dei costi amministrativi e dei salari dei manager» che determinano il settore privato.