23 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Esteri. Afghanistan

Liberato in Afghanistan reporter New York Times

Ucciso interprete. Governatore Kunduz conferma: «Incursione delle forze speciali Usa»

KABUL - E' stato liberato questa notte nella provincia afgana di Kunduz Stephen Farrell, il giornalista del New York Times rapito sabato scorso nel nord dell'Afghanistan. Il reporter è tornato in libertà grazie a un'operazione militare nell'area. Il suo interprete afgano, il reporter Sultan Mohammad, rapito con con lui, è invece rimasto ucciso.

Farrell e Sultan Mohammad erano stati presi in ostaggio sabato scorso nella provincia di Kunduz, nel nord dell'Afghanistan, dove si erano recati per acquisire informazioni sul controverso bombardamento della Nato che, il giorno prima, aveva fatto almeno 90 morti tra cui numerosi civili.

Ieri sera, in un'incursione nel distretto di Chardara, le forze speciali americane sono riuscite a liberare Stephen Farrell, ma il giornalista afgano Sultan Mohammad è stato ucciso dai talebani nel corso dell'operazione», ha dichiarato il governatore di Kunduz, Mohammad Omar.

In una breve telefonata delle 7.30, ora di New York, Farrell ha confermato a Susan Chira, collega del quotidiano The Times: «Sono fuori, sono libero». Chira, a sua volta, ha spiegato che Farrell ha precisato di essere stato liberato durante un'incursione compiuta da «un rilevante numero di soldati», che ha ingaggiato un violento combattimento con i suoi rapitori. Il giornalista ha detto inoltre di avere già avvertito la moglie.

In una seconda telefonata all'ufficio di corrispondenza del New York Times a Kabul, Farrell ha poi rivelato alcune delle circostanze che hanno portato alla sua liberazione, rivelando cosa è accaduto quando i due ostaggi hanno sentito il rumore assordante di alcuni elicotteri. «Eravamo in una stanza, i talebani correvano ovunque, era evidentemente un raid», ha spiegato, secondo quanto si legge sul quotidiano statunitense.

«Abbiamo pensato che ci avrebbero ucciso e che saremmo dovuti scappare». Ad un certo punto, ha raccontato ancora Farrell, il collega afgano è uscito dalla stanza, urlando «Giornalisti! Giornalisti!»: «ma è finito in mezzo a una raffica di proiettili, mentre io ho trovato riparo in un fosso». Farrell non ha però saputo precisare se i proiettili che hanno ucciso il suo interprete afgano sono partiti dalle armi alleate o dei talebani.
Dopo un minuto o due, Farrell - che è in possesso della doppia cittadinanza irlandese e britannica - ha detto di avere sentito delle voci britanniche che lo invitavano a venire allo scoperto. E dopo averlo fatto, ha scoperto il cadavere del suo collaboratore afgano.

Sultan Mohammad Munadi «è stato lasciato nella stessa posizione in cui è caduto», ha aggiunto Farrell, precisando di non sapere di più. «E' tutto quello che so. L'ho visto morire davanti ai miei occhi. Non si muoveva. Era morto. Era così vicino, giusto due passi davanti a me quando è stato colpito», ha ricordato il giornalista.

Un reporter afgano che ha parlato con alcuni residenti locali ha riferito che nell'operazione militare che ha portato alla liberazione di Farrell sarebbero morti anche alcuni civili, tra cui donne e bambini. La notizia però non può essere confermata da fonti indipendenti.