5 maggio 2024
Aggiornato 20:00
Riforma sanitaria USA

Un agosto di lotta ma Obama comincia a cedere

Potrebbe rinunciare all'assicurazione sanitaria di Stato

WASHINGTON - E' un agosto di lotta per la riforma sanitaria negli Stati Uniti, e nonostante le vacanze il presidente Barack Obama non si sta concedendo tregua. Ma le indicazioni delle ultime ore fanno ritenere che stia cedendo su un punto cruciale del suo progetto di riforma: la creazione di un programma statale per le assicurazioni mediche, che faccia concorrenza al sistema delle assicurazioni private.

L'opposizione accusa Obama di voler creare un sistema 'socialista' e le difficoltà del dibattito parlamentari sono tali che il presidente potrebbe ripiegare sulla soluzione meno 'estremista': la creazione di una cooperativa, privata ma no profit, che si impegni a fornire polizze a prezzi bassi.

La riforma di Obama non mira a creare un sistema 'all'europea'. In un paese dove le cure mediche sono solo private e i cittadini le pagano con assicurazioni salatissime, la Casa Bianca persegue il sogno che fu già dell'amministrazione Clinton, con tre scopi principali. Il primo: consentire a tutti gli americani di avere una assicurazione per pagare le cure. Il secondo: abbassare i prezzi medi delle prestazioni sanitarie nelle cliniche, oggi molto elevati. E infine, come conseguenza, ridurre anche la spesa dello Stato per la copertura sanitaria di anziani e indigenti.

Obama ha promesso di varare entro fine anno la legge che dovrebbe garantire l'assicurazione sanitarie a circa 46 milioni di persone che oggi ne sono prive. L'indicazione che la Casa Bianca potrebbe rinunciare ai progetti più ambiziosi è venuta prima di tutto dal ministro della salute Kathleen Sebelius: in una intervista alla CNN la signora ha dichiarato che «l'opzione pubblica» «non è un elemento essenziale» della riforma. Mentre, ha aggiunto, cruciale è aumentare «la scelta e la concorrenza».

A domanda, il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs non ha voluto ribadire che la «opzione pubblica» è fondamentale nei piani di Obama, anzi ha detto che il presidente è pronto a esaminare quello che si potrebbe definire il 'piano B': le cooperative no profit, di proprietà dei cittadini. I termini della questione sono allo studio alla Commissione Finanze del Senato.

Nella pratica, la soluzione delle cooperative dovrebbe servire allo stesso obbiettivo dell'ipotetico organo pubblico: costringere, offrendo una concorrenza fortissima, le compagnie assicurative americane a ribassare i prezzi delle loro polizze. E a catena costringere le cliniche e le case farmaceutiche a ribassare i prezzi altissimi delle prestazioni e dei farmaci.

Quello che appare intollerabile agli occhi degli oppositori della riforma è proprio però l'idea che ci sia un organo di Stato a mettere le mani nella sanità. D'altra parte, rinunciare all'opzione dell'organo di Stato provocherà l'ira dei sostenitori liberal di Obama.

Difatti, la Casa Bianca sembra tastare il terreno. Ieri pomeriggio la portavoce per la riforma sanitaria Linda Douglass ha ribadito che il presidente è a favore della «opzione pubblica», dichiarando che «nulla è cambiato».

Il fatto è che Obama non ha tempo da perdere: i sondaggi danno la sua popolarità in calo, sia come conseguenza della crisi economica, sia perché l'opinione pubblica è diffidente nei confronti della riforma sanitaria.

La proposta Obama conta di abbattere i costi a carico delle famiglie di 2.500 dollari all'anno per nucleo familiare. I soldi verranno da un aumento delle tasse per i redditi alti. Il testo allo studio del Congresso prevede che l'aumento fiscale pesi sui redditi superiori a 280.000 dollari annui per i singoli, e 350.000 dollari per i nuclei familiari. Ma anche fra i democratici molti vorrebbero alzare di parecchio queste soglie e la battaglia al Congresso su questo è appena iniziata.

Obama, che dal 23 sarà in vacanza a Martha's Vineyard, ha passato il weekend in località dell'ovest con la famiglia, a tenere discorsi in favore della riforma sanitaria. Intanto, la Commissione del Senato che sta studiando la legge fa sapere che potrebbe non produrre il testo emendato entro il 15 settembre come richiesto da Obama.

Ma per il presidente, la riforma sanitaria è la grande scommessa sul piano interno, è la realizzazione di un progetto fondante della sua campagna elettorale e la tutela della sua credibilità. Se alcuni pezzi della riforma dovranno essere abbandonati per ottenere un consenso bipartisan, non c'è dubbio che Obama lo farà senza secondi pensieri: è una tattica politica che usa con successo fin da quando era un senatore dell'Illinois.