3 maggio 2024
Aggiornato 13:00
pot televisivi a favore, spot televisivi al veleno

Sanità, campagna di spot per salvare la riforma di Obama

Una risposta alle contestazioni di repubblicani e lobby

NEW YORK - Spot televisivi a favore, spot televisivi al veleno: il dibattito sulla riforma sanitaria negli Stati Uniti ha ormai tutte le sembianze di una campagna elettorale in piena regola. Finora a far la voce grossa sono stati gli oppositori della proposta di legge del presidente Barack Obama, che vorrebbero a tutti i costi evitare di riscrivere le regole del sanità, un mercato immenso interamente in mano ai privati, nonché una delle principali voci di spesa nel bilancio del governo federale. Da oggi inizia una contro-campagna mediatica dei promotori della riforma che dovrà convincere gli americani (e soprattutto i democratici e i repubblicani moderati di Washington ancora scettici) dell'urgenza della riforma che si pone un duplice obiettivo: abbassare i costi della sanità sia per il governo che per i privati e garantire l'assistenza medica anche a chi oggi non può permettersi di pagarla.

La lobby delle società farmaceutiche, la Aarp, si è più o meno schierata al fianco del presidente nello spingere la riforma e ha speso 12 milioni di dollari in spot televisivi. E' una mossa che gli addetti ai lavori vedono come la risposta alle recenti contestazioni ricevute dai democratici nei convegni organizzati per spiegare i dettagli della riforma. Da giorni infatti i repubblicani, le lobby e i gruppi di pressione che si oppongono alla riforma, hanno fatto quadrato per fermare la «rivoluzione» di Obama contestazioni 'spontanee' (ma in realtà preparate a tavolino nei minimi dettagli) davanti agli incontri pubblici del presidente e dei suoi colleghi di partito. Un'operazione ufficialmente senza bandiera politica che ha però attirato l'attenzione dei media che da giorni manda in onda le immagini dei sit in di cittadini che contestano il piano 'socialista' della Casa Bianca.

Obama non propone in verità di smantellare il sistema interamente privato della sanità americana, ma vuole solo regolamentarlo e forzare una riduzione del tariffario delle prestazioni mediche.

Gli spot trasmessi a partire da oggi sono i primi di una lunga ondata che arriverà al suo apice tra settembre e ottobre, nel pieno della discussione parlamentare su quella che la Casa Bianca vede come la madre di tutte le riforme, con cui Obama dovrà dimostrare di avere il Congresso dalla sua parte sull'ambizioso programma di riforme nel cassetto. La campagna odierna è sostenuta anche dall'associazione dei medici statunitensi dalle aziende ospedaliere e da diverse società farmaceutiche che costituiscono lo zoccolo duro in favore di Obama.

La Casa Bianca ha convinto nei mesi scorsi le aziende private e parte delle assicurazioni a sostenere la riforma in cambio di ridurre gli effetti negativi sul settore privato. Il piano punta infatti ad abbattere gli stratosferici costi a carico delle famiglie costringendo le aziende private ad abbassare i costi delle polizze e ad ampliare la copertura sanitaria per i cittadini. Un sostegno su cui non potè contare il presidente Clinton nel 1993 e che costrinse i democratici a rimettere la riforma nel cassetto fino ad oggi.

Gli spot andranno in onda in particolare negli Stati su cui possono contare i cosiddetti «Blue Dogs», i democratici «moderati» che hanno costretto a rimandare il voto sulla sanità a settembre. All'interno degli stessi democratici è infatti in corso un durissimo braccio di ferro che ha lentamente fatto calare il consenso politico attorno al piano. Ai dubbi dei politici si aggiungono i numeri dei sondaggi secondo cui gli americani vedono sempre meno di buon occhio il sistema sanitario proposto dalla nuova amministrazione.

Secondo quanto riportato dal New York Times la Casa Bianca sta lavorando da giorni dietro il sipario per velocizzare il lavoro delle commissioni parlamentari, in particolare quella sulle Finanze dove i democratici sembrano sempre più divisi. Un compito affidato al mediatore ufficiale di Obama, Rahm Emanuel, che sta tessendo la strategia in vista del ritorno dei parlamentari dalle ferie. Una battaglia che sembra sempre più una lotta contro il tempo per Obama che voleva arrivare a un voto simbolico prima della pausa estiva e che ha dovuto inghiottire il boccone e rimandare lo scontro almeno fino all'autunno, facendo il gioco dei politici di Washington che attendono la fine della luna di miele tra Obama e gli americani per poter rimandare la riforma a data da destinarsi.